Niente automatismo sul riconoscimento dei figli delle coppie gay in Italia: è la decisione della Commissione Politiche europee del Senato, che ha bocciato, con i voti della maggioranza di centro destra, la proposta di regolamento europeo per il riconoscimento dei diritti dei figli, anche di coppie gay, e l'adozione di un certificato europeo di filiazione.
Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno però presentato e approvato una risoluzione che sostiene che l'obbligo di riconoscimento del certificato europeo di filiazione non rispetti i principi di sussidiarietà e proporzionalità e comporti “un'invasione del diritto europeo su quello nazionale”.
Dietro alla questione della sovranità c’è però anche la contrarietà del centro destra a dare via libera alla pratica diffusa in tutta Europa, con l’eccezione di Ungheria, Romania, Bulgaria, Polonia e Italia, di riconoscere automaticamente i figli di coppie omogenitoriali fin dalla nascita, senza dover affrontare complicate procedure e cause legali per ottenere la trascrizione di certificati esteri o la stepchild adoption, cioè l'adozione del figlio del partner, e il timore che il riconoscimento automatico possa aggirare il divieto, in vigore in Italia, di maternità surrogata, forma di procreazione assistita a cui ricorrono coppie gay, ma anche eterosessuali, andando all’estero. Il regolamento europeo punta invece a riconoscere gli stessi diritti in tutti gli Stati dell'Unione europea ai figli, senza distinzioni tra chi li abbia concepiti o chi siano i genitori, omosessuali o adottivi.
I gruppi di minoranza hanno depositato contro-risoluzioni chiedendo di rinviare il voto per convergere su una posizione unitaria a favore del regolamento ma sono state sistematicamente respinte. "Si trattava di riconoscere uguaglianza e civiltà – ha commentato il deputato del Pd ed attivista per i diritti LGBT Alessandro Zan - : ormai siamo alla destra ungherese”.
Non si tratta di un caso isolato, ma di una tendenza precisa da parte della maggioranza, come testimonia anche la circolare giunta al comune di Milano da parte del prefetto del capoluogo lombardo che, su indicazione del ministero dell’interno, ha bloccato le iscrizioni nei registri anagrafici dei figli di coppie delle stesso sesso, con l’unica eccezione di bambini nati all'estero da due madri.
Per il sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha incontrato personalmente le organizzazioni delle famiglie LGBT, si tratta di “un passo indietro evidente dal punto di vista politico e sociale”: Sala ha anche assicurato che la vicenda diventerà una sua battaglia politica con il governo Meloni.
Alessandro Martegani