Si tratta della prima apertura esplicita al suicidio assistito in Italia, e ancora una volta è stata la magistratura e non il Parlamento a indicare la direzione.
Mentre i progetti di legge in materia di fine vita ed eutanasia restano in Parlamento, bloccati da veti incrociati, è stata la Corte Costituzionale a esprimersi sul caso di Fabiano Antoniani, detto Dj Fabo, che, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale, aveva deciso di porre fine alla sua vita sottoponendosi al suicidio assistito in Svizzera.
Per quel caso era finito sotto processo l’attivista dei diritti civili Marco Cappato, che aveva accompagnato Antoniani in Svizzera, ma la Corte ha deciso che non è punibile chi agevola il suicidio in casi come quelli del Dj, contrastando quindi l'articolo 580 del codice penale che poneva sullo stesso piano aiuto e istigazione al suicidio.
In particolare, i giudici costituzionali hanno ritenuto non punibile, a determinate condizioni, chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da "trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". Nella sentenza si parla anche di misure per “evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili".
La Corte, che l'anno scorso aveva già sospeso per 11 mesi la sua decisione in attesa di una legge in merito, ha però specificato che un intervento del Parlamento con una legge è “Indispensabile”.
La strada però è tracciata, nonostante le riserve del mondo cattolico, e ha riacceso il confronto politico.
Le forze d’ispirazione cattolica e di destra sono contrarie, mentre a sinistra si chiede di seguire le indicazioni della consulta.
“Da oggi in Italia – ha detto Marco Cappato che ora sarà probabilmente assolto nel processo a suo carico a Milano - siamo tutti più liberi, anche quelli che non sono d'accordo. La Corte costituzionale ha chiarito che la decisione i Fabiano era anche un diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci".
Il segretario generale della Cei, monsignor Russo ha invece fatto già appello all'obiezione di coscienza per i medici. “Non comprendo – ha detto - come si possa parlare di libertà: la società perde il lume della ragione”.
Alessandro Martegani