Nonostante tre giornate di dibattito sul ddl Zan, la legge sull’omotransfobia che ha diviso le forze di maggioranza Italia, le posizioni non sembrano potersi avvicinare.
Pd, Leu e 5 Stelle ribadiscono la necessità di approvare il disegno di legge come è stato presentato, mentre Lega e Fratelli d’Italia e in parte anche Forza Italia chiedono modifiche sostanziali, in particolare agli articoli che danno facoltà ai giudici di punire affermazioni ritenute offensive o che istighino alla violenza, e che prevedono attività nelle scuole per sensibilizzare gli studenti sull’argomento.
A una mediazione continua però a puntare Italia Viva, che anche oggi, con il presidente del gruppo Davide Faraone, ha ribadito che “una mediazione è necessaria per portare a casa la legge in tempi brevi con una maggioranza ampia. Chi affossa la legge – ha aggiunto - è chi ancora oggi, nonostante i voti risicatissimi di questi giorni, per questioni di mero posizionamento politico sta rifiutando il confronto, il Pd si sta dimostrando il vero partito No Zan, per non parlare dei 5 Stelle in questa fase, nascosti sotto dieci metri di sabbia”.
Il riferimento è alla richiesta di sospensiva, respinta dall’aula per un solo voto, che ha messo le forze politiche che sostengono il provvedimento di fronte alla possibilità concreta che, al momento del voto, non ci siano i numeri sufficienti.
La battaglia però non è solo nazionale, e su un tema analogo si è arrivati allo scontro anche in Consiglio regionale in Friuli Venezia Giulia dove i gruppi delle opposizioni hanno abbandonato i lavori della III Commissione, che stava affrontando la legge in materia di violenza.
Le forze di maggioranza, Lega e Fratelli d’Italia, avevano chiesto e ottenuto di togliere dal testo i riferimenti all'orientamento sessuale e all'identità di genere. “È un atto pesantissimo sul piano politico – ha detto Roberto Cosolini del PD -, che indebolisce il significato di questa proposta di legge per rispondere alle allergie di Lega e FdI su certi temi".
“Ci siamo opposti – ha però replicato Claudio Giacomelli, capogruppo di Fratelli d'Italia - all'ennesimo tentativo di trasformare una battaglia sacrosanta, quella della lotta contro la violenza sulle donne, in un manifesto della cultura gender".
Alessandro Martegani