La Tav non sembra poter uscire dalla palude: anche il vertice, annunciato come risolutivo per il futuro della linea ferroviaria ad alta velocità Torino Lione, non è riuscito a trovare un‘intesa fra il Movimento 5 Stelle, che chiede il blocco dell’opera alla luce dello studio costi benefici, e la Lega, che invece non vuole deludere le richieste di continuare con il progetto che giungono dalle regioni del nord e dalle organizzazioni delle imprese.
Lo stesso premier Giuseppe Conte ha rinviato l’annuncio della decisione a venerdì, dopo l’ennesima riunione tecnica: “Partiremo dall'analisi costi-benefici – ha detto - e sarò garante che le posizioni pregiudiziali di 5 Stelle e Lega non pesino sul tavolo”.
Parole di rassicurazione che però non riescono a nascondere il fatto che le posizioni fra le due forze della maggioranza sono ancora distanti e apparentemente inconciliabili, anche perché, più che dei dati, devono tener conto delle promesse elettorali, che vanno in direzione opposta.
In questo quadro l’opposizione attacca: uno dei primi atti di Nicola Zingaretti, nuovo segretario del Pd, è stato proprio quello di far visita al governatore del Piemonte Sergio Chiamparino per difendere il progetto. “La maggioranza - ha detto Zingaretti - non vuole ammettere di non essere portatrice di una visione del futuro dell’Italia, ci sta rendendo ridicoli e paghiamo un costo enorme come sistema paese".
La questione però è anche economica oltre che politica: bisogna infatti decidere a breve se dare via libera o meno ai bandi gestiti dalla Telt, la società italo francese a cui sono affidati i cantieri: una partita in cui l’Italia rischia di dover restituire i finanziamenti ricevuti dall’Europa, a partire da una prima tranche di 300 milioni.
Alessandro Martegani