Più che di crisi superata si può parlare di tregua, ma in ogni caso per ora il tentativo di Giuseppe Conte di disinnescare la spirale di tensioni che stava portano alla rottura le forze di governo in Italia sembra essere riuscito.
Viste le divergenze su temi fondamentali, come il recovery plan, la formazione di una task force per la gestione del piano, ma anche il ricorso al Mes sanitario e le misure anti Covid a Natale, il Premier italiano aveva deciso di avviare una serie di consultazioni con i partiti di maggioranza, che sembrano aver sortito l’effetto voluto.
Gli ultimi due incontri, in particolare quello con Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, sono stati decisivi per ricomporre la situazione: Conte ha aperto a una revisione della task force, che avrebbe dovuto essere composta da sei manager e 300 funzionari. “La task force dalla bozza è sparita, è un passo avanti”, ha detto Teresa Bellanova, ministra e capo della delegazione renziana, che a sua volta ha dato via libera all’agenda sulla definizione del Recovery plan, che dovrebbe portare, dopo un nuovo giro di consultazioni con forze politiche, enti locali e parti sociali, all’approvazione del piano, auspicabilmente, ha detto Conte, entro la fine dell’anno.
La task force però rimane sul tavolo, sia pur con una formula diversa, perché, hanno confermato dal governo, viene richiesta dalle linee guida dettate da Bruxelles, che in realtà parlano della necessità d’indicare un coordinatore (che potrebbe essere anche un ministro), che può anche avere uno staff. Una definizione vaga, che lascia aperte tutte le interpretazioni.
Anche per questo l’impressione è che si tratti di una tregua armata fra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, che in questi giorni aveva lanciato dei veri e propri ultimatum al governo. Conte però deve far fronte anche alle richieste delle altre forze politiche, dalla contrarietà netta dei 5 Stelle al Mes Sanitario, fino alle richieste dell’ala sinistra della maggioranza, Liberi e uguali, presente nel governo con il ministro della Salute Roberto Speranza, fautore della linea di massima prudenza nelle misure di contenimento dell’epidemia, che ora chiede maggiori risorse per la sanità.
Ecco perché l’ipotesi di rimpasto è tutt’altro che alle spalle, con la possibilità di tornare alla formula del passato, del Conte uno, con due vicepremier, uno del Pds e uno dei 5 Stelle, e il rimescolamento di alcuni ministeri. Una mossa che probabilmente indebolirebbe Conte, ma lo farebbe rimanere a palazzo Chigi.
Alessandro Martegani
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