"O si parte o elezioni". È un vero e proprio ultimatum, quel diktat che il Capo dello Stato aveva chiesto di evitare solo pochi giorni fa, quello che giunge da Lega e Movimento 5 Stelle dopo lo stallo nelle trattative sui nomi del governo e in particolare sul ministero dell'Economia, dove la Lega insiste per nominare l'economista euroscettico Paolo Savona.
Il primo a riparlare di elezioni anticipate è stato Matteo Salvini: "Mi rifiuto di andare avanti ancora a trattare per settimane - ha detto -, passi indietro la Lega ne ha già fatti abbastanza, abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare". "O il governo parte nelle prossime ore e si inizia a lavorare, o tanto vale tornare a votare e prendere la maggioranza assoluta".
Della stessa opinione è anche Luigi di Maio: "O si chiude questa partita del Governo entro le prossime 24 ore o non si chiude più".
La trattativa è dunque giunta al punto di non ritorno, tanto da spingere il premier incaricato, Giuseppe Conte, a salire nuovamente al Colle con la lista dei ministri che contiene il nome di Savona, per cercare di convincere il Capo dello Stato che non ci saranno attacchi alla moneta unica, all'Europa o strategie anti Berlino. Nessuno di questi punti, avrebbe sottolineato Conte, è del resto contenuto nel programma: si tratterà fino all'ultimo, ma la possibilità di negoziazione del premier incaricato sembra molto limitata, per non dire inesistente.
Lega e Movimento 5 stelle hanno deciso, e Mattarella non sembra intenzionato a cedere, perdendo una prova di forza che potrebbe condizionare tutto il resto della legislatura, e starebbe già ripensando a quel governo neutrale, prospettato a inizio maggio quando le possibilità di formare un esecutivo sembravano ormai tramontate. Una posizione che però viene attaccata apertamente dal leader della Lega: "Se Conte torna dal Quirinale senza Savona nella lista diremo arrivederci e grazie". "Se Mattarella impedirà la nascita del governo - ha detto in una riunione con i suoi - ne renderà conto agli italiani".