Il Pd esce rafforzato dalle elezioni ammnistrative, i 5 Stelle perdono terreno ma sottolineano il successo del referendum, la Lega è delusa nonostante il plebiscito a favore di Zaia in Veneto, mentre si rafforza la posizione di Giorgia Meloni.
Sono alcuni degli spunti offerti dalle elezioni amministrative in Italia, finite con un pareggio, tre a tre, e la vittoria del sì al referendum, un risultato che però, viste le premesse, soddisfa molto di più il centro sinistra.
La vittoria dilagante di Luca Zaia in Veneto, confermato con quasi il 76 per cento dei consensi, il governatore più votato dall'istituzione delle Regioni in Italia, è infatti soprattutto un successo personale, la sua lista ha ottenuto il 44 per cento contro il 16 della Lega, e non basta a compensare la sconfitta in Toscana, dove Eugenio Giani del Pd ha vinto con il 48 per cento, staccando di sei punti la candidata della Lega Susanna Ceccardi, nella sfida chiave della tornata elettorale, in cui lo stesso Matteo Salvini si era impegnato in prima persona, mancando, come già successo in Emilia Romagna, il tentativo di strappare una roccaforte rossa al centro sinistra.
Impresa invece riuscita al candidato di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli nelle Marche, che ha ottenuto una solida vittoria, sfiorando il 50 per cento dei consensi e staccando di 10 punti l’avversario del centro sinistra Maurizio Mangialardi, conquistando una regione amministrata da 25 anni dal centro sinistra.
Il Pd però si consola con la vittoria in Campania, dove Vincenzo De Luca ha sbaragliato gli avversari ottenendo quasi il 70 per cento, contro il 17 di Stefano Caldoro di Forza Italia, ma soprattutto con l’inatteso successo di Michele Emiliano in Puglia, governatore uscente dato indietro nei sondaggi, che ha invece battuto il candidato del centro destra Raffale Fitto, con più del 46 per cento staccando di otto punti l’avversario. Vittoria del centro destra e di Giovanni Toti in Liguria, l’unica regione dove Pd e 5 Stelle avevano presentato un candidato comune, Ferruccio Sansa, che però si è fermato al 38 per cento contro il 56 del governatore uscente.
Risultati che rafforzano il Pd, che una volta approvata la nuova legge elettorale chiesta anche dai 5 Stelle, potrebbe anche valutare di andare a elezioni, e bocciano le liste comuni con i 5 Stelle, calati ulteriormente nei consensi, che però sottolineano l’ampia vittoria dei “sì”, quasi il 70 per cento, nel referendum sul taglio dei parlamentari, con un’affluenza superiore alle attese, pari quasi al 54 per cento. “Il Pd – ha detto il segretario Nicola Zingaretti - è la forza del cambiamento, garante anche in questa legislatura di un percorso di innovazione e modernizzazione delle istituzioni di cui da sempre sentiamo il bisogno. Con la vittoria del Sì al referendum – ha aggiunto - si apre ora una stagione di riforme e faremo di tutto perché vada avanti spedita".
Le amministrative hanno anche rimescolato i valori nel centro destra, con la crescita di Fratelli d’Italia, un nuovo crollo di Forza Italia con percentuali anche inferiori al 5 per cento, e la sensazione che la Lega non sia una forza vincente al sud, ma, visti i dati, stia arretrando anche nel resto del paese. “La Lega e centrodestra saranno alla guida di 15 Regioni su 20 – ha commentato Matteo Salvini – e anche dove non ce l'abbiamo fatta, tutti al lavoro con un solo obiettivo: aiutare, proteggere e far crescere la nostra bellissima Italia”.
Alessandro Martegani