Studenti e genitori, ma anche lavoratori del comparto dei matrimoni e ricevimenti, e i riders. È stato un venerdì di protesta in Italia con molte categorie che sono scese in piazza, anche per motivi non strettamente legati alla pandemia,
Non è il caso di studenti e genitori che sono tornati nelle piazze di 60 città italiane per chiedere la fine della didattica a distanza e la ripresa delle lezioni di tutti gli istituti scolastici, dal nido all'università. La mobilitazione è stata indetta dai movimenti Priorità alla Scuola, Unione degli Studenti Link e Nonunadimeno.
A Trieste si sono ritrovate in piazza Unità circa duecento persone tra studenti, genitori e sindacalisti per chiedere il ritorno alle lezioni in presenza, ma anche investimenti nel settore della scuola su edilizia, organici e su tutti quegli aspetti che rendono la scuola sicura anche in tempo di pandemia, Il comitato locale ha anche chiesto un incontro con il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.
In piazza Unità però c’erano anche imprenditori e lavoratori del comparto wedding che aderivano alla manifestazione nazionale con altre trenta città italiane. Il comparto, hanno spiegato i manifestanti, produttori di abiti, organizzatori, ma anche fotografi e artisti, è fermo dal febbraio 2020, e senza prospettive per una ripartenza.
Oggi hanno scioperato però anche i riders, figure diventate fondamentali soprattutto con l’aumentare delle restrizioni, ma spesso sfruttate e sottopagate, che chiedono condizioni contrattuali e di lavoro che consentano di vivere dignitosamente. Mercoledì era stato firmato un protocollo tra sindacati e aziende del delivery per bloccare lo sfruttamento dei lavoratori, ma la rete nazionale RiderXiDiritti ha proclamato lo stop delle consegne, invitando anche i clienti a rinunciare per una giornata agli acquisti.
I riders chiedono un contratto collettivo nazionale, che stabilizzi le posizioni, garantendo stipendi adeguati, e il diritto a ferie, malattia, TFR, e indennità di lavoro notturno.
Alessandro Martegani