"Non ci può essere incertezza né esitazione nella scelta, tra la volontà popolare e la richiesta di autentica democrazia da un lato, e dall'altro la violenza della forza". Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella giungono al termine di giornata carica d'incertezza nel governo sulla posizione da assumere nei confronti della situazione in Venezuela.
Roma non si era infatti espressa finora sulla crisi del paese sudamericano, a causa del nuovo contrasto interno alla maggioranza, nonostante altri governi europei come Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Portogallo, Svezia, Danimarca, Olanda, Finlandia, Lituania e Austria avessero già dichiarato l'appoggio all'oppositore del presidente Maduro, Juan Guaidò.
Se infatti dalla Lega era giunto l'invito a schierarsi con gli Stati Uniti e gli altri paesi europei, nel Movimento 5 stelle le posizioni erano molto più prudenti. "Ci vuole coraggio a mantenere una posizione neutrale in questo momento - ha detto Alessandro di Battista, - l'Europa dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini statunitensi". Di Battista è stato però criticato dallo stesso Guaidò, e dalla Lega è giunta una presa di distanza: "Non stiamo facendo una bella figura - ha però ribattuto Matteo Salvini -. Capisco che ci sono sensibilità diverse nel Governo, ma è la Costituzione venezuelana che dice che, finito il mandato di Maduro, entra in carica il presidente della Camera, Guaidò".
A porre fine all'incertezza, perlomeno formalmente, è però giunta una nota della presidenza del Consiglio che ha assicurato che l'Italia "appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, attraverso un percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione".
Alessandro Martegani