Niente referendum sull’eutanasia, o sulla coltivazione della cannabis, ma in compenso i cittadini italiani potranno esprimersi direttamente su uno dei temi posti in primo piano anche da Sergio Mattarella nel discorso d’insediamento, la riforma della giustizia.
La Corte costituzionale infatti ha dato via libera ai quesiti che riguardano l’ordinamento giudiziario e i cittadini italiani, presumibilmente fra aprile e maggio, potranno dunque votare su temi come la separazione delle funzioni dei magistrati, in particolare fra quella di giudice e quella di pubblico ministero, sull’abrogazione della legge Severino, che impedisce di candidare di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati, sulla limitazione delle misure cautelari, sull’inserimento delle valutazioni di professionalità dei magistrati da parte degli avvocati e sul metodo di elezione del Consiglio Superiore della Magistratura.
“I suddetti quesiti – ha spiegato la Corte in una nota- sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l'ordinamento costituzionale esclude il ricorso all'istituto referendario”.
Nulla da fare invece su altre due proposte, quella sulla responsabilità civile diretta dei magistrati per gli errori giudiziari, e il referendum che puntava a consentire la coltivazione di cannabis nelle abitazioni private.
Lo stesso presidente della Consulta, Giuliano Amato, ha incontrato la stampa in serata per spiegare le motivazioni delle decisioni della Corte, e ha spiegato che, più che il merito, le motivazioni dei rigetti riguardavano la formulazione del testo del referendum. È il caso del quesito sulla cannabis, dove ci sarebbe stato un errore formale, anche se in questo caso i giudici hanno ravvisato anche contrasti con gli obblighi internazionali dell’Italia e con il codice penale. “Si faceva riferimento – ha detto Amato - a tabelle che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti, e questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”.
Anche i quesiti già approvati però potrebbero non arrivare al vaglio degli elettori: proprio pochi giorni fa il governo ha varato una riforma che, se approvata, modificherebbe le leggi sottoposte a referendum, rendendo quindi inutile la consultazione.
Alessandro Martegani