Mancano il placet della piattaforma Rousseau e il via libera ufficiale del partito, ma il dado ormai è tratto: Virginia Raggi correrà per un secondo mandato alla guida della Capitale italiana.
Lo ha confermato la stessa sindaca dopo una serie d’incontri e pareri da parte dei maggiorenti del partito, fra gli altri Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, e il capo politico di Movimento 5 stelle Vito Crimi, per avere la certezza che tutto il Movimento la appoggiasse. "Dobbiamo andare avanti – ha dichiarato Virginia Raggi in vista della scadenza del mandato, la prossima primavera -: non ci sto ad apparecchiare la tavola per far mangiare quelli di prima”.
Una mossa quasi a sorpresa, forse messa in atto anche per spiazzare gli avversari e mettere il Movimento di fronte al fatto compiuto.
La strada per la conferma in Capidoglio però è ancora lunga, e passa, oltre che dal consenso elettorale, anche dagli equilibri interni alla maggiomnarza nazionale e nel Movimento.
Il primo ostacolo è istituzionale, vale a dire il vincolo di due mandati che è ancora presente nello statuto del Movimento 5 Stelle, e che impedirebbe a Virginia Raggi di candidarsi una terza volta, dopo la prima come consigliera comunale e la seconda come sindaca. In questa situazione però si trovano molti esponenti, anche di primo piano nei 5 Stelle, come la sindaca di Torino, Chiara Appendino, e lo stesso Vito Crimi ha auspicato “una riflessione ampia sulla permanenza del vincolo del doppio mandato per chi amministra”.
Un altro mandato è stato immediatamente appoggiato dalla maggioranza dei 5 Stelle in consiglio comunale, ma proprio la vicenda Raggi potrebbe essere divisiva per la maggioranza nazionale, visto che il Pd, alleato dei grillini in Parlamento, ha escluso di poter mai appoggiare l’amministrazione uscente. “Roma – ha detto il vicesegretario del Pd Andrea Orlando - merita di più e qualcosa di molto diverso da questi anni.
Per ora però a sinistra non c’è un candidato, così come nel centro destra che punta decisamente a riconquistare la Capitale dopo l’infelice epilogo dell’amministrazione guidata da Gianni Alemanno: fra le ipotesi c’è l’ex ministra Giulia Bongiorno.
C’è poi da valutare come i romani giudicheranno l’operato di un’amministrazione eletta a furor di popolo, ma che ha avuto momenti di grossa difficoltà nel controllo della città, su tutto la gestione dei rifiuti, ed è stata anche toccata da inchieste giudiziarie, come quella delle nomine che aveva coinvolto anche la stessa Raggi, prosciolta poi da tutte le accuse.
Alessandro Martegani