L’uso di sagome o armamenti finti per depistare il nemico non è una novità: lo avevano già fatto prima dello sbarco in Normandia gli alleati, per non far capire ai ricognitori tedeschi dove si stessero ammassando le truppe, e una volta in Francia fu addirittura creato un “Ghost Army” composto da artisti, pubblicitari, esperti del suono, attori, architetti e scenografi per confondere il nemico.
In tempi più recenti sagome o modelli gonfiabili o in vetroresina di aerei e carri armati erano stati messi in bella evidenza nel corso della guerra in Iraq e in altri conflitti, e sembra che anche nella guerra in Ucraina quello degli armamenti fasulli sia un mercato fiorente.
Un’azienda della Repubblica Ceca, che produce aerei, mezzi militari e carri armati gonfiabili, ha incrementato il fatturato nell’ultimo anno, e anche aggiunto un modello di lanciarazzi in dotazione all’esercito ucraino. È in grado di riprodurre perfettamente carri armati, veicoli da combattimento di fanteria, veicoli corazzati e anche dei caccia.
Anche nella stessa Ucraina però si producono armi finte, che hanno un duplice scopo: da una parte si depista il nemico e si proteggono gli arsenali reali, dall’altra si fanno sprecare al nemico munizioni e risorse per distruggere strutture e mezzi del tutto inoffensivi.
La Metinvest, un colosso metallurgico e minerario con basi in Ucraina, Europa e Stati Uniti, ha iniziato la produzione in serie di finte apparecchiature radar e finti pezzi di artiglieria in metallo o addirittura in legno.
Riproduzioni abbastanza fedeli, ma del tutto inoffensive, anche se possono comunque provocare danni alle forze russe, che sprecano tempo e risorse per trovare e colpire le esche, le uniche armi che hanno successo solo se vengono distrutte.
“Il compito principale di questi prodotti è salvare la vita dei militari – ha detto Oleksandr Myronenko, Direttore operativo del Gruppo Metinvest-: ogni missile, ogni proiettile, ogni drone che l'aggressore usa su un oggetto di metallo o compensato riduce la sua capacità di usare queste munizioni contro l'equipaggiamento e le truppe ucraine".
Alessandro Martegani