In un'edizione degli Oscar senza precedenti (data spostata di due mesi causa Covid, svariate location oltre al tradizionale Dolby Theatre di Los Angeles), una vittoria storica. "Nomadland" di Chloé Zhao, già Leone d'oro a Venezia, ha dominato con tre statuette vincendo come miglior film e la regista cino-americana è entrata nella storia del premio, seconda donna e prima asiatica a vincere per la regia. "Questo premio - ha detto - va a tutti quelli che hanno il coraggio di tenere fede alla bontà che c'è in sé stessi e negli altri, indipendentemente da quanto possa essere difficile". "Nomadland - ritratto di un'America che rifiuta i simboli dell'American way of life, a cominciare da successo e ricchezza - ha vinto anche per l'attrice protagonista , la bravissima Frances McDormand. Fra gli altri riconoscimenti, Oscar per il miglior attore protagonista ad Anthony Hopkins, interprete di "Nulla è come sembra". Hopkins, che non ha ritirato di persona il premio, aveva già vinto nel 1994 per "Il silenzio degli Innocenti". Miglior film internazionale è stato "Un altro giro" del regista danese Thomas Vinterberg, che ha commosso la platea (per le restrizioni anticontagio più piccola del solito) dedicando la vittoria alla giovane figlia scomparsa durante le riprese. Delusione per l'Italia, rimasta fuori sia con la canzone "Io sì" cantata da Laura Pausini nel film con Sophia Loren "La vita davanti a sé" di Edoardo Ponti, sia con "Pinocchio" di Matteo Garrone, che era candidato per trucco e costumi.
Cerimonia come si diceva inconsueta, questa degli Academy Awards numero 93, primo grande evento cinematografico in presenza dopo tanti mesi difficili e segnale del cinema che si rialza dopo il Covid. Molte delle statuette sono andate a film distribuiti almeno simultaneamente su servizi in streaming, compreso "Nomadland". "Guardatelo sullo schermo più grande possibile e poi tornate al cinema" ha esortato Frances McDormand. Sullo sfondo, oltre alla pandemia, anche le ingiustizie sociali e razziali. Nel dare il via alla serata l'attrice e regista Regina King ha ricordato il processo per la morte di George Floyd, aggiungendo che "se a Minneapolis le cose fossero andate diversamente oggi invece che i tacchi mi sarei messa gli stivali da marcia".
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