Le mascherine monouso, in materiali multistrato idonei a fornire un'adeguata barriera a naso e bocca, rappresentano una nuova forma di inquinamento non facile da trattare. In genere tali dispositivi sono composti da tre elementi: il tessuto, gli elastici e la barretta metallica da stringere sul naso, pertanto non possono essere riciclati nello stesso momento. Le modalità di smaltimento di questi dispositivi si rivelano non adeguate. Inoltre, mancano delle linee guida a livello internazionale per tale processo. Di conseguenza, starebbe aumentando la probabilità di un grave inquinamento ambientale. Rischio che è reso ancora più serio dai comportamenti sbagliati e sconsiderati di molte persone. La parte poi che protegge non è composta da vero e proprio tessuto, ma principalmente da polimeri plastici. Si tratta di elementi di non semplice biodegradazione. Per di più, nel giro di qualche settimana, portano alla creazione di microplastiche il cui diametro è più piccolo di 5 millimetri e, a nano plastiche, in questo caso il diametro è minore di un micrometro. Le mascherine creano il rischio di accumulare e rilasciare sostanze chimiche e biologiche nocive, come bisfenolo A, metalli pesanti e microrganismi patogeni.
Le associazioni a difesa dell'ambiente suonano l'allarme. Quotidianamente i social sono pieni di foto e immagini di località e spiagge ricoperte di "rifiuti Covid". Sono pericolosi per la fauna in genere. In mare, sono inghiottite dai pesci che poi ritroviamo nei nostri piatti. Sulla terraferma vengono trascinate dall'acqua, si infiltrano nelle falde freatiche e finiscono nella nostra acqua potabile. Con una durata di vita di oltre 300 anni, questi oggetti sono vere e proprie bombe a orologeria per l'ambiente, con conseguenze durature per il nostro pianeta. Per limitare i danni ecologici provocati dalle mascherine, come degli altri dispositivi di protezione individuale, si dovrebbero predisporre dei contenitori di rifiuti solo per tali strumenti e al contempo, bisognerebbe provare a progettare mascherine biodegradabili.
Corrado Cimador