Lo iato, che segna il mondo della musica operistica e lirica, è oggi ancora più profondo rispetto a qualche decennio fa: a creare e approfondire questo iato ci si è messa d’impegno l’industria musicale che si appropria di volta in volta di determinati personaggi e, seguendo regole tutte proprie e sicuramente non dettate dalla qualità delle voci, stravolge profondamente le linee guida di un giudizio obbiettivo, un guidizio che dovrebbe ascoltare la qualità della voce e l’approfondimento interpretativo. Così molto spesso noi che amiamo la musica, tanto da averne fatto il contenuto principale della nostra vita, ci imbattiamo in fenomeni costruiti a tavolino che non sono in grado di resistere ad una seria disamina critica. A ciò si aggiungono le schiere osannanti di pseudo-conoscitori che inveiscono sui vari social contro chiunque esprima un’opinione minimante critica, seppur supportata da fatti oggettivi.
Malgrado l’onnipresenza e la sovraesposizione delle creature dell’industria musicale che oscurano tutto il resto, spesso noi ‘del mestiere’ per passaparola o per pura fortuna ci imbattiamo delle perle nascoste ai più. Una di queste perle è l’album di Canti Italiani di Ludwig van Beethoven, pubblicato a marzo 2021 dalla casa editrice Consonarte. Intorno a questo album si è coagulata una serie di fattori che lo rendono quantomai singolare. Ne sono protagoniste due musiciste italiane, il mezzosoprano Anna Bonitatibus e la pianista Adele D’Aronzo che hanno dato voce a dieci miniature vocali, scelte nella vasta produzione del maestro di Bonn. Si tratta di un album che non ha una versione fisica, una consistenza ne di compact disk ne di LP, ma esiste sono nelle piattaforme virtuali (Spotify, Apple Music, iTunes, Amazon, Pandora, Deezer ecc.) ed è in distrubuzione in vari social. Questa scelta è il frutto di un preciso indirizzo, intrapreso dalla casa editrice, la Consonarte che ha la sua sede a Londra e che si avvale di numerosi collaboratori (prevalentemente musicologi di varie aree), capeggiati dai due fondatori Anna e Frank Bonitatibus. La Consonarte si profila come una casa editrice che vuole testare nuove possibilità di diffusione della musica colta attraverso l’utilizzo dei nuovi canali. C’è un’altra caratteristica che segna la Consonarte: l’attenzione alla musica vocale italiana, un’attenzione rivolta al ricchissimo, ma abbastanza misconosciuto, repertorio di musica da camera in italiano. Tutte queste informazioni si possono trovare nel sito perfettamente bilingue (italiano e inglese) della Consonarte.
Dopo questa introduzione, attraverso la quale spero di essere riuscita a delineare le due principali particolarità della Consonarte come casa editrice (l’attenzione precipua alla musica vocale da camera in italiano e la ferma volontà di trovare nuovi canali di distribuzione), passiamo ora all’album vero e proprio. Nei dieci brani, che lo compongono, l’ascoltatore ha la possibilità di scoprire un Beethoven intimo, quasi crepuscolare che trova nei testi italiani (di Metastasio, Carpani e di autore anonimo) un modo per esprimersi, per ben interpretare le parole di una lingua che non era la sua lingua madre, ma che dimostra con le sue realizzazioni musicali di padroneggiare. L’interpretazione della Bonitatibus e della D’Aronzo trasforma questi brani in tanti piccoli diamanti che luccicano di luce propria, impreziositi dalla nuances interpretative che le due musiciste riescono a rilevare e far apprezzare anche all’ascoltatore attento. La Bonitatibus è abituata a ben altri range, quelli che la vedono spesso sui palcoscenici internazionali ad interpretare le opere del grande repertorio operistico (è possibile trovare il suo programma di lavoro sulla sua pagina internet. In questi canti la sua voce – che mostra la sua bellezza intrinseca, ma anche un controllo tecnico invidiabile - fa risaltare tutta una serie di nuances, nascoste nello spartito, ma che ci danno la misura della genialità beethoveniana. La D’Aronzo si esprime ancora una volta come una musicista matura e sensibile che riesce ad accompagnare una voce importante come quella della Bonitatibus, ma che sa anche esprimersi pienamente attraverso uno strumento molto meno malleabile, com’è il pianoforte, se messo a confronto con la voce umana.
Dopo questa prima presentazione la Consonarte ha in preparazione anche la pubblicazione di un fascicolo con i brani beethoveniani, riveduti e corretti, seguendo le impostazioni musicologiche più avanzate.
Ritornando alla nostra introduzione, quella sullo star system operistico, è evidente che la Bonitatibus ha tutte le carte in regola per essere una superstar, ma è abbastanza evidente anche che lei stessa ha scelto di non voler seguire le regole di questo gioco, per seguire piuttosto una via più accidentata, ma (si spera) meno effimera della fama data dai grandi media. E proprio su questa linea di pensiero, la Bonitatibus ha voluto pubblicare in piena pandemia una sua riflessione che potete trovare sul suo blog e che forse può farci riflettere sulle dinamiche distorte e fuorvianti dell’industria dello spettacolo. Un’interprete da seguire nelle sue prossime proposte che per la Consonarte vogliono anche aiutare giovani voci ad emergere.
Ludwig van Beethoven
Canti italiani per voce e pianoforte
Anna Bonitatibus (mezzosoprano) e Adele D’Aronzo (pianoforte)
edizioni Consonarte 2021