Poco più di 40 chilometri separano Lubiana da Ribnica, il centro abitato di 3600 residenti alla ribalta in questi giorni per la questione rom. Ma la distanza sembra siderale, allargata dalla triangolazione comuni, ministeri competenti e comunità rom, che non facilita il dialogo. Il malcontento è palpabile anche a Kočevje, l'altro comune della Bassa Carniola con problemi di convivenza sui quali i consigli comunali ribadiscono di avere pochi strumenti per intervenire. Ed è per questo che si rivolgono a Lubiana, a partire dal tema sicurezza e microcriminalità, in particolare quella minorile, chiamando in causa i ministeri di Interni e Giustizia, colpevoli secondo i cittadini di adottare una mano leggera nei confronti dei rom che commettono crimini. Critiche ovviamente respinte, ma intanto la tensione cresce e il dibattito assume toni sempre più sgradevoli. Nei giorni scorsi il Difensore civico dei diritti umani, Peter Svetina, ha criticato il sindaco di Ribnica, Samo Pogorelc, di adottare misure anti-costituzionali, quali quella di interrompere l'erogazione dell'acqua pubblica nell'insediamento rom. Il primo cittadino ha detto che si tratta di accuse che arrivano dalla comodità di un divano, senza alcuna consapevolezza della situazione sul terreno. Ma proprio su richiesta dei rappresentanti della comunità rom Pogorlec ha convocato un incontro per il ripristino dell'acqua, con l'auspicio di trovare un'intesa più ampia. E coinvolgere l'esecutivo, come chiede l'iniziativa civica regionale che da 20 anni coordina i vari comuni per la soluzione del problema rom. Nei fatti, però, la consapevolezza di tutti è che nessun esecutivo finora ha preparato misure efficaci, né ha adottato quelle proposte.
Valerio Fabbri