L’unica meta possibile al momento per gli sloveni è la Croazia e la Slovenia adesso apre i suoi confini per i croati. Nessuna limitazione per loro alle frontiere. Possono venire anche semplicemente per fare la spesa o per prendersi un caffè. Del resto in Croazia la situazione epidemiologica è anche migliore rispetto alla Slovenia, se si calcola il numero di contagiati per milione di abitanti. Lubiana in queste settimane ha brigato non poco per trovare un’intesa con Zagabria che consentisse ai possessori di immobili ed agli sloveni in generale di poter entrare nel paese.
Giovedì la Slovenia aveva riaperto i suoi confini per tutti i cittadini dell’Unione europea, ma poi domenica il governo ha fatto marcia indietro. Nel paese non erano mancate perplessità per un provvedimento considerato da alcuni troppo generalizzato ed affrettato. Da una parte si diceva che il rischio fosse quello di far rientrare il virus dall’estero, dopo che oramai è quasi debellato in Slovenia, dall’altra si sottolineava che mentre si aprivano i suoi confini per gli altri, questi rimanevano chiusi per i suoi cittadini, visto che ad eccezione della Croazia, non potevano andare senza limitazioni da nessuna altra parte. Non accade nemmeno in Italia e Austria, dove la situazione è peggiore rispetto alla Slovenia.
Vienna nel fine settimana ha annunciato che sta lavorando alla fine delle restrizioni a tutte le sue frontiere escludendo però dalla lista l’Italia e proprio la Slovenia. A Lubiana non l’hanno presa benissimo ed hanno letto il provvedimento, in assenza di ragioni sanitarie plausibili, esclusivamente in chiave politica.
Subito sono partiti colloqui bilaterali con Austria ed Ungheria, mentre non sono mancati già ieri trattative multilaterali che hanno coinvolto anche l’Italia. Sta di fatto però che a questo punto niente entrata in Slovenia, se non per validi motivi, per i non residenti ad eccezione dei croati. Resta comunque possibile il transito. Nessun problema per i frontalieri e nemmeno per bambini e ragazzi che si spostano per motivi di studio.
Stefano Lusa