Con l’invio della proposta di riconoscimento della Palestina al Parlamento il governo ha occupato la scena politica di questi ultimi giorni, offuscando per certi versi anche il bilancio fatto dall’esecutivo stesso e presentato giovedì in una conferenza stampa fiume. Con la richiesta di una seduta straordinaria convocata per venerdì il Partito democratico sloveno ha provato a riordinare i temi del dibattito politico. Janša ha così cercato di inchiodare premier e maggioranza sul loro stesso programma di governo, ma con scarso successo. In una seduta parlamentare che è durata oltre 7 ore, senza alcuna votazione in agenda, il lungo e verboso confronto fra deputati è servito più che altro a riposizionare le parti in commedia. Secondo Janša, il lavoro del governo su sanità, gestione della migrazione e sistema salariale nel settore pubblico è stato disastroso, e solo il 14% delle promesse elettorali è stato mantenuto. Inevitabile poi un passaggio sul riconoscimento della Palestina, che secondo il leader dell’opposizione serve a raccogliere consensi elettorali e a non affrontare i molti problemi che la Slovenia vive, come la scarsa organizzazione per la distribuzione degli aiuti nelle zone alluvionate l’estate scorsa. Golob ha avuto gioco facile nel rispondere a Janša, sottolineando la pessima situazione delle finanze pubbliche ereditata dal governo conservatore. Il premier ha rivendicato alcuni successi sociali come salario minimo e pensione minima ai massimi di sempre, ed economici in termini di investimenti, crescita e bassi livelli di disoccupazione. Detto che sulla Palestina Golob ha ribadito quanto espresso già giovedì, ovvero che la politica dei due Stati è l’unica per un percorso di pace, nel suo intervento il premier ha sottolineato più volte che, per realizzare le riforme previste dal suo governo, un mandato non è sufficiente, ma ne servirebbero due.
Valerio Fabbri