La violenza tra le mura domestiche è uno dei problemi più gravi della società odierna, perché racchiude molteplici conflitti sociali che si verificano sempre all'interno della stessa area, come la violenza psicologica contro qualsiasi altro membro della famiglia, bambini, donne o anziani. Un atto violento deprecabile e spregevole perché compiuto all'interno di un contesto quello domestico, inteso nella società civile come il più sicuro. Nei due fatti di cronaca nera avvenuti in Slovenia, a breve distanza l'uno dall'altro ed entrambi in ambito familiare, hanno perso la vita sei persone. Il primo caso riguarda un femminicidio - suicidio, il secondo un pluriomicidi - suicidio.
Nel rione di Prosoje a Capodistria un uomo di 51 anni ha spinto una 49-enne dal nono piano di un palazzo condominiale e poi si è lanciato a sua volta nel vuoto. Sembra che la tragedia sia avvenuta al culmine di una lite.
L'altra tragedia familiare si è consumata a Janče, località a est di Lubiana. Quattro le vittime. Dai primi dati forniti dalla polizia, un 22.enne incensurato ha ucciso i familiari, la sorella di 26 anni, la madre di 56 e il padre di 60 anni, poi si è tolto la vita. Stando agli inquirenti la sorella dell'assassino ha chiamato la polizia, segnalando il comportamento violento del fratello. Poco più tardi a contattare la polizia è stato proprio l'omicida, confessando di aver compiuto un triplice omicidio. Gli agenti intervenuti prontamente hanno trovato i corpi delle tre vittime che presentavano ferite da arma da taglio e da fuoco e il corpo senza vita dell'omicida. Il giovane avrebbe usato il fucile da caccia del padre che era un cacciatore anche per uccidersi. Agli inquirenti ora l'arduo compito di capire il movente e le eventuali esperienze traumatiche subite dall'omicida in ambito sia familiare che extrafamiliare, per spiegare il manifestarsi del comportamento violento che ha portato alla tragedia.
Corrado Cimador