Il diluvio che si è abbattuto su Lubiana poco prima dell'evento, inizialmente programmato in piazza della Repubblica, non ha fermato la macchina messa in moto dalla Voce del Popolo. Il confronto si è così spostato nel salone del Museo Nazionale, rappresentando in modo plastico il percorso che, nelle intenzioni quantomeno, gli aspiranti eurodeputati intendono intraprendere: dalla piazza al palazzo. Atmosfera distesa quindi, anche grazie a un pubblico composto soprattutto da attivisti e a un format incalzante di domande secche, cui era possibile rispondere esponendo il cartello Sì o No in modo chiaro. I partecipanti hanno avuto posizioni diverse, ma in fin dei conti hanno espresso sfumature più che punti di vista diversi sui principali temi del dibattito. La convergenza è stata evidente nel rifiuto di sostenere Ursula Von der Leyen per una seconda presidenza alla guida della Commissione, accusata da tutti di voler militarizzare l'Europa. Oltre 150 le domande fatte, alcune estratte a sorte poco prima della fine fra quelle scritte dai presenti. In termini di battaglie da portare a Bruxelles nessuno si è discostato da un copione non scritto d'area progressista, che va dalla sovranità alimentare all'allargamento dei diritti, senza dimenticare la transizione verde che deve essere portata avanti in linea con le garanzie sociali che hanno assicurato benessere e sviluppo al continente. Non sono mancati attacchi frontali alla televisione pubblica da parte dei partiti extraparlamentari, che hanno lamentato la scarsa considerazione loro riservata a favore di chi è già al potere. Vladimir Prebilič, il sindaco di Kočevje che cerca il grande salto politico, nel minuto finale riservato ad ogni lista è stato l'unico a chiedere in modo esplicito più Europa, non meno, ma comunque un'Europa dei e per i cittadini. Diretto e senza intermediazioni, infine, lo scambio di opinioni andato in scena al termine del dibattito fra candidati e cittadini.
Valerio Fabbri