Nell'incontro di Zemono, nel Vipacco, il capo dello stato sloveno ha ribadito il sostegno di Lubiana alle prospettive di integrazione dei Balcani occidentali nel processo eurocomunitario. Borut Pahor ha colto l'occasione per sottolineare che i leader della regione devono fare attenzione a non creare tensioni con dichiarazioni o iniziative che potrebbero mettere a rischio la stabilità e la pace. Pahor ha ammesso che dall'inizio della guerra in Ucraina la situazione è diventata molto più delicata anche nei Balcani occidentali; resta però del parere che se è delicata e crea preoccupazione richiede tanta più responsabilità da parte di chi guida i paesi di quest'area, senza minare la fiducia. Pahor è convinto che in ogni caso ci sono più cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono. Ha assicurato l'appoggio a un'accelerazione del processo di allargamento dell'Unione Europea ora che è diventata una questione geopolitica. Vučić dal canto suo si è impegnato per un percorso europeo che coinvolga tutti i Balcani occidentali. La Serbia di Aleksandar Vučić, vincitore ad inizio aprile delle presidenziali e delle parlamentari con il suo partito, è considerata un tradizionale alleato russo, e come tale oggetto di critiche dell'Occidente, per non aver aderito alle sanzioni contro Mosca in seguito all'invasione dell'Ucraina. Vučić ha però ribadito che non intende farlo neanche in futuro. Alcune settimane fa all'Assemblea generale dell'ONU la Serbia ha votato a favore dell'esclusione della Russia dal Consiglio per i diritti umani; Vučić ha poi spiegato alla RTS, la radio televisione nazionale che in pratica ha dovuto farlo in seguito a forti pressioni, in quanto vittima di minacce e ricatti "sotto forma di sanzioni e stop al cammino europeo". "Non volteremo le spalle alla Russia", ha poi sottolineato Vučić, "al contempo vogliamo rimanere sulla via europea".
Delio Dessardo