Viaggiare oggi è diventato un'impresa ardua a causa delle restrizioni dovute al coronavirus e un requisito fondamentale ormai praticamente in tutte le nazioni, è quello di avere un documento che certifichi di non aver contratto il Covid-19. Moltissimi di questi documenti che vengono mostrati alla polizia di frontiera però sono falsi. L'amministrazione generale della polizia slovena, infatti, precisa che gli agenti a partire da gennaio hanno individuato un gran numero di test negativi falsificati ai valichi con la Croazia. Si tratta di certificati di test molecolari, ovvero PCR, eseguiti in Bosnia Erzegovina e in Serbia. Nella maggior parte dei casi ad esserne in possesso erano cittadini bosniaci come pure cittadini sloveni. Si tratta dell'ultima frontiera delle truffe, nell'era del coronavirus. Lo scorso fine settimana, gli agenti di polizia della questura di Capodistria hanno individuato ben 15 casi di test PCR contraffatti al valico di Dragogna, ad esserne in possesso altrettanti cittadini sloveni.
Una pratica quella dei test falsi certificati, ossia, di test negativo per viaggiare liberamente molto diffusa e rilevata presso tutti i valichi di frontiera con la Croazia. Una pratica molto frequente un po' in tutta Europa e segnalata pure dall'Europol. Le autorità di polizia slovena verificano dettagliatamente l'autenticità del test anche attraverso altre istituzioni. Al contempo avvisano i possessori dei certificati che l'esibizione di prove contraffatte rappresenta - reato di falsificazione di documenti - e che ai sensi dell'articolo 251 del Codice penale è punibile fino a tre anni di reclusione.
Corrado Cimador