Un volume scientifico come bussola per richiamare l'attenzione sull'importanza della ricerca sugli studi etnici, sul multiculturalismo e sulla diversità in Slovenia e nei paesi vicini. Ma anche un modo per fotografare il mondo che cambia e come questo impatta i temi di ricerca dell'Istituto di studi etnici, che l'anno prossimo spegnerà cento candeline. E' questo il nocciolo della monografia presentata dall'Istituto, come spiega ai nostri microfoni la direttrice Sonja Novak Lukanović, tra le curatrici del libro: "Veramente grazie per avermi dato la possibilità di parlare la lingua italiana. In questo volume abbiamo racchiuso molti aspetti della nostra ricerca, non solo le minoranze tradizionali, ma anche delle cosidette nuove minoranza, intese come quelle che vivono qui da oltre 40 anni e che si trasferirono nel nostro paese per motivi economici."
Dopo le pubblicazioni del 2016 e del 2020 in inglese, la decisione di pubblicare questo volume in sloveno per dare spazio anche alle giovani leve, che devono aggiornare gli strumenti per capire, per studiare le minoranze etniche del paese nel mondo che cambia. Perché in fin dei conti anche le minoranze cambiano: "in tutti i sensi, viviamo in un altro mondo, perché è cambiato il mondo così come le minoranze tradizionali. Anche le famiglie miste hanno sempre una lingua come l'inglese, oltre a italiano, sloveno e croato, perché è cambiata anche la mobilità, ci si sposta di più, si vive all'estero. E quindi le domande che ci poniamo oggi sono diverse rispetto a quelle di 40 anni fa. Come preservare questa identità della minoranza, o della maggioranza? Come preserva l'identità slovena, croata o italiana in questo mondo?"
Tematiche diverse e variegate, come detto, che abbracciano anche i discorsi legati al bilinguismo e alla ricchezza linguistica delle minoranze etniche e non solo, un valore che secondo Novak va difeso: "molto volte parliamo delle diversità biologiche, combattiamo per ogni libertà, per ogni diritto, per ogni albero, per ogni animale. Ma dimentichiamo che dobbiamo combattere anche per ogni lingua, per ogni dialetto, perché questa è la vera ricchezza del mondo. E di questo ce ne dimentichiamo in un mondo dominato dal neoliberalismo. E questo, dal mio punto di vista, non va affatto bene".
Valerio Fabbri