Dai campi profughi dell’Egitto a Lubiana per continuare a sognare, grazie a cure specializzate e a un ambiente sereno cui altrimenti non avrebbero accesso. Perché nessun bambino, e nessun essere umano più in generale, merita di vivere questi traumi, e anche se il futuro rimane sempre incerto, un po’ di sollievo può aiutare. E’ questo l’obiettivo del progetto di riabilitazione dei bambini vittime della guerra a Gaza, portato avanti già da alcuni anni dalla fondazione di Danilo Türk che, in collaborazione con il ministero degli Affari Esteri e la Caritas slovena, questa volta ha deciso di dare speranza a dieci giovani vite. Per Golob è diventato anche un modo per dare un aiuto concreto dopo le promesse e gli impegni dei mesi scorsi con i colleghi di Giordania ed Egitto. Il più piccolo dei dieci giovani ospiti ha quattro anni, alcuni hanno arti amputati, tutti necessitano di cure mediche intensive e di percorsi riabilitativi che prevedono anche un sostegno psicologico, assicurati per i prossimi 40 giorni in questo centro d’eccellenza. Come ha spiegato il premier, la Slovenia è impegnata a sostenere i residenti di Gaza anche con contributi finanziari, ma le storie ascoltate ancora oggi all’URI Soča sono scioccanti. Quello che più sta a cuore a Golob, però, è la possibilità di offrire la prospettiva di un presente migliore ai bambini palestinesi, sia pure nell’incertezza di un futuro che rimane sempre drammatico. E la situazione a Gaza così come in tutto il Medio oriente sarà il tema principale dei colloqui con il presidente americano Joe Biden, ha concluso Golob prima di dirigersi verso Washington.
Valerio Fabbri