Con una doppia missione operativa a Škocjan e Metlika l'esecutivo cerca di trovare una soluzione alle tensioni per la convivenza fra comunità rom e residenti. Dall'aggressione nella scuola di Velika Dolina sono trascorse 5 settimane, qualche polemica, poco dibattito e praticamente zero interventi della politica. La convivenza fra comunità rom e residenti è da sempre una questione spinosa, che esiste ogni giorno, ma sale alla ribalta della cronaca nazionale quando si verificano episodi spiacevoli. Era l'11 giugno quando un alunno di etnia rom ha aggredito, forse con l'aiuto di un altro studente che riprendeva la scena, un suo coetaneo ferendolo gravemente. A inizio marzo invece uno sconosciuto aveva appiccato il fuoco a un asilo nido nel villaggio rom di Dobruška, poco distante da Škocjan. Sono solo alcuni episodi con i quali la politica fatica a fare i conti, senza però rinunciare a cavalcarli. La settimana scorsa la commissione parlamentare che si occupa della violenza fra pari e di questioni relative ai rom si è riunita in seduta straordinaria, senza però arrivare ad alcuna conclusione. La convocazione era stata richiesta dai genitori della scuola dove si era consumata l'aggressione, i quali chiedevano una serie di interventi legislativi per sanzionare in modo più duro la violenza giovanile. Un grido d'appello per chiedere aiuto alla politica, cui chiedono di introdurre misure più drastiche per sanzionare la violenza. A favore ha votato l'opposizione, mentre la maggioranza ha bocciato le proposte rinviando la palla al governo. Nelle conclusioni della seduta, infatti, si legge che l'esecutivo ha tempo 60 giorni per esaminare la legislazione che regola le questioni relative ai rom, per poi riferire in parlamento eventuali progressi e cambiamenti. Spetta a Poklukar e alla delegazione intergovernativa trovare il bandolo della matassa.
Valerio Fabbri