“Il governo Janša con la scusa del virus sta introducendo lo stato d'emergenza e ogni giorno vìola le nostre libertà”. In sintesi, le misure prese nulla avrebbero a che fare con il contagio, ma sarebbero solo l’espressione della volontà degli attuali governanti di militarizzare la società e di rafforzare i privilegi di una élite che ha in mano il potere e la ricchezza. Questo l’appello che ha fatto radunare a Lubiana 3500 ciclisti e pedoni (i dati sono quelli della polizia) che hanno sfilato per le vie cittadine intonando Bella ciao e altre canzoni, fischiando e facendo rumore per contestare l’attuale governo di centrodestra e per invitarlo ad andarsene. Il tutto era organizzato dall’Iniziativa anarchica, assieme ad altre 23 sigle, che si sono date appuntamento sui socialnetwork. Oramai la protesta va avanti da qualche settimana e il nuovo appuntamento è per venerdì prossimo. Il copione sembra essere lo stesso che andò in scena a partire dal novembre del 2012, quando il governo di centrodestra, guidato anche allora da Janez Janša vide scendere in piazza un crescente numero di persone. Alla fine quelle manifestazioni, i dissidi tra i partiti e gli scandali lo fecero cadere qualche mese più tardi.
Nel corso della giornata proteste, meno numerose, si sono svolte anche a Maribor, Nova Gorica e Capodistria. Nel capoluogo isontino, dove c’erano una settantina di persone, uno degli appelli era anche rivolto alla riapertura dei confini, mentre a Capodistria i partecipanti erano qualche decina.
Il tutto comunque è filato via liscio senza incidenti o quasi. La polizia ha identificato qualche persona ed ha fatto anche qualche fermo, tra cui quello di Ladislav Troha, l’ex ufficiale dell’esercito, oggi leader di un movimento extraparlamentare di ispirazione patriottica, che nel corso della giornata aveva organizzato una manifestazione non autorizzata di fronte al parlamento.
Stefano Lusa