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Non si trattava solo di una manifestazione per i diritti dei pensionati, per i quali l'annunciato aumento del 4,6% non è sufficiente. Piuttosto la marcia convocata dall'ex deputato democratico Rupar era un modo per contarsi in vista di elezioni che sembrano sempre più vicine. La raccolta firme per chiedere il voto anticipato ha superato le 15 mila sottoscrizioni, ma a pesare sulla 17ima marcia dei pensionati è soprattutto la vicinanza politica dimostrata dai partiti d'opposizione, anche quella extraparlamentare del Partito nazionale sloveno (SNS) e del Partito poplare sloveno (SLS). Misurata la partecipazione di Nuova Slovenia, presente con un paio di deputati mischiati ai manifestanti, ben visibile invece la presenza del Partito democratico sloveno. Sul palco rappresentanti dell'organizzazione giovanile SDS hanno rilanciato temi cari all'elettorato conservatore, quali la famiglia tradizionale e il superamento dell'ideologia arcobaleno. Janša, accolto come una star, nel suo intervento ha parlato di pensioni per criticare duramente l'esecutivo Golob, reo di occuparsi dei privilegi delle élites senza pensare al popolo. Sanità pubblica saccheggiata da interessi privati, questione abitativa vittima della speculazione edilizia, e premi pensionistici per meriti artistici sono alcuni dei temi affrontati da Janša, che ha anche solleticato l'animo patriottico della piazza, piena di bandiere slovene, quando ha detto che il paese ha perso il rispetto della comunità internazionale. Nel mondo occidentale ha iniziato a soffiare il vento del cambiamento, ha concluso Janša, bisogna approfittarne per riappropriarsi della libertà, altro termine che deve tornare agli sloveni, e del paese. E per farlo chiede una partecipazione in massa al referendum per annullare l'integrazione pensionistica per meriti artistici, in modo da affossare la maggioranza e andare ad elezioni anticipate.
Valerio Fabbri
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