Ci ha pensato molto, Andrea Picchielli, ma alla fine ha deciso di rispondere alle accuse mossegli, secondo lui ingiustamente, da Erik Valenčič e Svetlana Makarovič.
"Io non sono assolutamente un sostenitore del fascismo o un suo nostalgico", queste le prime parole di Picchielli, "sono sempre stato, ad esempio, il primo a condannare le leggi razziali fatte dal fascismo e in prima linea nella lotta contro l'antisemitismo". Incomprensibile, quindi, per lui l'accostamento del suo nome al fascismo ed all'estrema destra che secondo il giovane coordinatore del partito di Salvini non regge neanche per quanto riguarda il movimento del quale fa parte: "Penso che la Lega per molti aspetti sia invece antitetica al fascismo. Innanzitutto, è federalista e quindi già per questo è l'opposto del fascismo che per definizione è centralista". "Si tende a considerarla fascista per la sua posizione sulla tematica dell'immigrazione che molti associano a l'idea di un partito razzista", ammette Picchielli, "ma bisogna ricordare che il primo sindaco di colore italiano è stato il sindaco leghista di Viggiù (un paesino in provincia di Varese) Sandy Maria Cane e che anche il primo di senatore di colore è anche lui un leghista:Toni Iwobi".
Picchielli rimanda, quindi, al mittente le accuse di fascismo per il suo partito e soprattutto per sé. Per definirsi cita una famosa frase di uno dei padri della Lega Umberto Bossi che quando gli venne chiesto se fosse di destra o di sinistra rispose "né neri né rossi liberi con Bossi". D'altronde ricorda che molti politologi, ed anche lo stesso Massimo D'Alema, quando era segretario dei DS, hanno definito la Lega "una costola della sinistra"; anche se Picchielli ammette che riguardo alcuni temi sicuramente la Lega attualmente è più vicina alla destra che alla sinistra.
"Io penso che in una zona come la Slovenia dove ci sono delle minoranze come quella ungherese quella italiana deve essere chiaro che la Lega è da sempre vicina alle minoranze, come quella tedesca in Alto Adige, ad esempio. Non a caso abbiamo firmato da poco un accordo con l'SVP e come avremmo potuto farlo se fossimo fascisti visto la storia di quelle terre?".
"Il mondo è cambiato e mettere prima gli italiani non vuol dire essere fascisti ma solo avere buon senso", sostiene Picchielli per poi entrare nel merito della serata che lo ha visto protagonista a sua insaputa: "Mi sa che queste persone hanno perso il contatto con la realtà e continuano a pensare con vecchi schemi di un passato che si reggeva sulla contrapposizione comunismo fascismo (vista anche la stella rossa che capeggiava sul palco). Siamo nell'Unione Europea e queste barriere ideologiche sono ampiamente superate".
La cosa più triste, però, è secondo Picchielli il fatto che coloro che lo hanno bollato con queste accuse non si sono minimamente preoccupati che questo tipo di dichiarazioni possono "ledere l'immagine di una persona ed avere conseguenze sulla sua vita e sulla sua carriera lavorativa", tanto più che secondo lui sono state fatte senza "nemmeno un minimo di ricerca su chi realmente lui fosse" e "senza neanche averlo mai contattato o conosciuto", ma solo a partire da una semplice foto che lo ritraeva con il leader del SDS Janes Janša postata questa estate sui social network.