Quando mercoledì scorso la Corte dei Conti ha certificato che l'Agenzia pubblica del libro ha corretto quattro delle cinque irregolarità emerse nella gestione 2020-2021, alcuni editori ne hanno approfittato per puntare il dito contro il ministero della Cultura, di cui la JAK fa parte a tutti gli effetti, per stanziamento insufficiente di fondi che, ed è questa la seconda accusa, l'agenzia distribuisce con criteri poco chiari, trascurando alcune case editrici specializzate. Eppure poche settimane prima era stata sempre la JAK a farsi portabandiera della delegazione slovena che aveva partecipato come ospite d'onore alla Fiera del libro per bambini di Bologna.
Va detto che nel biennio per il quale i conti sono finiti sotto la lente d'ingrandimento si sono alternati tre direttori, fra i quali l'ex ministro degli Esteri ed eminenza grigia della politica slovena degli anni '90 Dimitrij Rupel. Ma la gestione spericolata non è riconducibile solo a lui, perché l'accusa di utilizzo non autorizzato della carta di credito di servizio e il pagamento contestato di alcuni premi non è accaduto durante la sua gestione. Negli anni successivi l'Agenzia ha comunque recepito gran parte delle raccomandazioni della Corte dei conti, sistemando situazioni sgradevoli come la mancanza di alcuni contratti di servizio, la poca trasparenza nella determinazione dei criteri per il cofinanziamento dei libri, pur facendo registrare ancora un singolare caso di co-produzione di un film promozionale senza bando pubblico. Da novembre 2022, quando Rupel si è dimesso, alla guida c'è Katja Stergar, che dopo aver fatto da reggente lo scorso aprile è stata nominata alla guida dell'Agenzia per un mandato completo. Un messaggio di continuità e, soprattutto, di stabilità, che ha portato anche al successo di Bologna, dove la Slovenia ha potuto presentare e dar voce alla propria vivace scena editoriale ed artistica.
Valerio Fabbri