Martedì la Camera di Stato esaminerà in sessione straordinaria la decisione del governo di riconoscere la Palestina, dopo che il giorno prima in commissione Affari esteri i deputati avranno affrontato la mozione. Due passaggi parlamentari che non dovrebbero riservare sorprese in vista dell'approvazione finale, secondo alcune fonti prevista il 13 giugno. Si completerà così il processo di riconoscimento della Palestina che il governo sloveno ha avviato il 9 maggio scorso. In conferenza stampa Golob ha cercato di spostare l'attenzione sui due anni di operato del governo, vero tema all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, ma a tenere banco è stata la decisione sulla Palestina, che porta ora a 9 il numero dei paesi dell'Unione europea che la riconoscono come Stato indipendente.
Va detto che la decisione dell'esecutivo gode di un consenso ampio nella società civile e a livello politico, come dimostra anche la posizione di Nuova Slovenia, che ha annunciato di non volersi opporre in Aula. A sollevare più di qualche perplessità, però, è la tempistica, secondo l'opposizione dettata da fini elettorali. E se la critica da parte dei cristiano-democratici è quindi misurata, quella del Partito democratico sloveno è molto più ruvida. In un confronto televisivo con Golob in vista delle Europee, Janša ha incalzato il premier sull'eventualità di arrestare il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, qualora questi mettesse piede sul suolo sloveno, come previsto dal mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale. Una provocazione forse dettata dall'animosità del dibattito, che però descrive in modo plastico la posizione del leader dell'opposizione. Secondo lui, infatti, il riconoscimento della Palestina premia Hamas per i suoi omicidi e stupri. Un punto di vista sulla falsariga di quello d'Israele, il cui ministro degli Esteri, Izrael Kac, ha criticato la decisione affermando che questa danneggia le relazioni tra il popolo sloveno e quello israeliano, augurandosi inoltre che il parlamento possa respingere la proposta dell'esecutivo.
Valerio Fabbri