Mentre le forze politiche slovene stanno ancora lì, a prendere le misure del dopo-voto, l’intera politica europea è concentrata su quanto sta accadendo in Francia. Il premier, Robert Golob, e tutta la coalizione di maggioranza hanno deciso di badare al dato numerico più che a quello politico. A caldo il capo del governo ha parlato di obiettivi centrati, come se fossero i famigerati target aziendali di produzione. E in effetti, ragionando sui numeri, Golob può rivendicare il dato sull’affluenza record per un voto europeo – anche se c’è poco da festeggiare con quasi due terzi degli elettori che hanno disertato le urne –; può dire che i Sì ai referendum hanno rispettato le attese; e può, infine, parlare di campo largo del centro-sinistra che prende più voti rispetto all’opposizione, anche se poi gli eurodeputati sono solo 4. Senza ricorrere alla famigerata “terza faccia della moneta”, nelle considerazioni del premier manca di sicuro l’altro lato della medaglia, ovvero l’aspetto politico dei numeri. E’ vero che i referendum hanno ottenuto luce verde, ma si tratta di quesiti consultivi che ora richiedono un lavoro parlamentare – e di dialogo con la società civile – molto certosino. Le sfumature e le sensibilità, poi, sono numerose e non solo nell’opposizione. I Socialdemocratici, ad esempio, sono contrari al voto di preferenza per le elezioni parlamentari, mentre l’eutanasia è un tema delicato e trasversale. Inoltre, il Partito democratico sloveno non solo ha raddoppiato il numero dei suoi eurodeputati, da 2 a 4, ma gli ha anche fatto firmare un documento con il quale si impegnano a tornare in Slovenia qualora dovessero verificarsi le condizioni per formare un governo. Inoltre, nel confermare la sua casella a Bruxelles, Nuova Slovenia ha consolidato la leadership del segretario, Matej Tonin, pronto a nuove battaglie, a partire dalla cannabis. Forse anche Golob dovrebbe guardare quanto accade in Francia, invece di puntare il dito come fatto a caldo, perché, come noto, in politica non sempre 1+1 fa 2, come gli eurodeputati di Movimento Libertà. L’incertezza politica, infatti, può aprire percorsi al buio come quello che ha portato a Parigi alla rottura del tradizionale fronte repubblicano in funzione anti-Le Pen, sul quale Macron ha puntato il suo rilancio.
Valerio Fabbri