In settimana il governo - con lo scopo di bloccare la diffusione del contagio e soprattutto di far reggere il sistema sanitario sloveno - ha dato un secco giro di vita limitando la libertà di circolazione dei cittadini. L'intento è quello di farli stare a casa.
Per ora sono consentite le passeggiate in natura ed anche i trasferimenti da una zona all’altra della Slovenia, ma non è escluso che la prossima settimana possa scattare un provvedimento che limiterà gli spostamenti dei cittadini al loro solo comune di residenza. Eccezioni sono previste per chi deve recarsi al lavoro e per chi deve assistere genitori o parenti in difficoltà.
L’esecutivo ha già pronti una serie di ulteriori interventi. Previsti aiuti alle fasce più deboli della popolazione, alle aziende che hanno dovuto bloccare la produzione ed ai lavoratori rimasti a casa per colpa del virus. Tra le norme proposte anche quella del taglio del 30% delle retribuzioni di politici, mentre gli stipendi dei medici, della protezione civile e quelli in comparti che in questo momento sono in prima linea per affrontare l’emergenza potrebbero persino raddoppiare. Se ne discuterà in parlamento probabilmente già la prossima settimana dove, stando a quanto sta accadendo in queste ore, non dovrebbe mancare la polemica politica.
Intanto è ancora una volta ripresa la guerra tra il governo di centrodestra e l’Associazione dei giornalisti. La ruggine è antica e risale ancora al primo esecutivo a guida Janez Janša. Questa volta non sono andate giù le nuove modalità di comunicazione del esecutivo: niente presenza dei giornalisti alle dichiarazioni dei ministri, ma solo domande inviate preventivamente per mail. La scelta- è stato detto- è stata imposta per impedire che si diffonda il contagio, ma d’altra parte si ribatte che si vuole evitare il confronto e domande sgradite. Ripartita anche la polemica tra il premier Janez Janša e la RTV di Slovenia, dove sta andando in scena un batti e ribatti tra il primo ministro e gli esponeti della casa.
Stefano Lusa