8 casi attivi in Slovenia, il calcolo è sui contagiati negli ultimi 14 giorni. I dati complessivi parlano di 16 ricoverati in ospedale di cui 3 in terapia intensiva. Gli esperti ci tengono a precisare che il virus non è sconfitto e che bisognerà ancora convivere con lui, sinché non si troverà il vaccino. Per evitare la sua diffusione, quindi, non resta che seguire la ricetta del distanziamento sociale e dell’adozione di tutte le misure di igiene personale.
Nel mondo la situazione non migliora, ma non è dappertutto uguale. In America i casi sono in aumento, mentre sono in calo in Europa. L’Istituto nazionale di salute pubblica intanto monitora lo stato del contagio nei paesi europei e stila la lista dei paesi in cui la situazione epidemiologica è simile a quella slovena. Il documento serve al governo per decidere poi le misure da adottare ai confini.
La posizione di Lubiana è chiara si aprirà solo con quei paesi in cui lo stato del contagio è paragonabile a quello sloveno. Per ora nella lista ci sono 14 paesi: Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Ungheria, Islanda, Lettonia, Lituania, Liechtenstein, Norvegia, Slovacchia e Svizzera. In essa vi sono tutti i vicini, Italia esclusa. Il ministro dell’Interno Aleš Hojs sul settimanale Reporter ha precisato che l'apertura del confine con l'Italia non ci sarà finché lo stato del contagio non sarà paragonabile.
Qualche malumore, intanto, a Lubiana per la mancata apertura di altri paesi. La Slovenia, per ora non si trova nelle liste di quei paesi che lei stessa ha inserito nel suo elenco. Non accade con la Grecia e non accade nemmeno con l’Austria. Da Lubiana assicurano che al momento nulla è cambiato per nessuno, che quelle liste sono in via di aggiornamento e che sono in corso serrati colloqui. Chi punta il dito sulla diplomazia slovena si sente dire che il ministero degli esteri e gli ambasciatori stanno lavorando e che i risultati si vedranno a breve, anche con l’Ungheria, che oggi intanto ha riaperto il libero transito con la Serbia.
Stefano Lusa