Foto: Matija Sušnik/DZ
Foto: Matija Sušnik/DZ

L'assalto dell'opposizione nei confronti della vice-presidente del parlamento è andato a vuoto, come prevedebile. In mancanza dei numeri però l'SDS fa capire di non essere intenzionato a mollare la presa, confermandosi tutta la sua determinazione a martellare l'esecutivo. Nella diatriba fra i due estremi dello spettro politico, il partito di Janša può sicuramente portare a casa un risultato, ovvero la marcia indietro di Sukič. quantomeno a parole, sulle sue stesse dichiarazioni. L'esponente di Sinistra/Levica aveva riconosciuto già la scorsa settimana che la legge sull'assicurazione pensionistica e di invalidità, accolta nel dicembre del 2012, ha effettivamente fermato l'abbassamento delle pensioni, riducendone la percentuale di calcolo della base imponibile. Nessuna scusa però, come richiesto invece dalle truppe di Janša, e anzi nella sua arringa in Camera di Stato ha rivendicato che il congelamento delle pensioni non è stato accompagnato da un intervento legislativo o da una riforma strutturale per miglioare la situazione.
Nel dibattito odierno è emersa comunque tutta la distanza fra le parti sul tema pensioni. L'SDS cerca di alzare il voltaggio dello scontro politico in vista di un referendum che, nelle loro intenzioni, dovrebbe rappresentare la spallata decisiva per andare a elezioni anticipate. Nuova Slovenia ha cercato di tirare nella mischia anche l'Istituto per l'assicurazione pensionistica e per le invalidità (ZZZS), accusato di mentire a favore di maggioranza. Ma la coalizione ha fatto quadrato e ha portato a casa 51 voti contrari alla rimozione di Sukič, che rimane così vicepresidente del parlamento.

Valerio Fabbri