Il 29 gennaio, durante la sessione ordinaria i vescovi hanno nominato i candidati che attueranno il programma per la protezione integrale dei minori. Per i prossimi cinque anni, è stato infatti nominato un gruppo indipendente di tre membri per analizzare i casi passati di abusi sessuali all'interno della Chiesa slovena, un gruppo di nove membri per la protezione dei minori e dei vulnerabili e altri sette per le attività preventive a loro favore. Gabriel Kavčič, portavoce della Conferenza episcopale ha dichiarato al settimanale "Družina" che i gruppi di lavoro opereranno in modo indipendente rispetto all'assemblea e che i risultati e i progressi sulle attività svolte verranno resi pubblici. Chiunque voglia denunciare una violenza subita all'interno di una comunità cattolica si dovrà rivolgere innanzitutto all'ufficio per la ricezione delle denunce che tutte le diocesi hanno fondato in conformità alla Lettera apostolica di Papa Francesco del 2019. Come ha spiegato ancora Kavčič chi non sarà soddisfatto della procedura potrà affidarsi anche al Gruppo di esperti per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili. Un gruppo istituito per le vittime ma anche per i vescovi, i quali vi potranno ricorrere quando saranno chiamati a giudicare un particolare caso di abuso. Questi ultimi conserveranno comunque la piena libertà di giudizio e non saranno in alcun modo ecclesiasticamente vincolati rispetto alle raccomandazioni degli esperti.
Un'iniziativa che ha suscitato un dibattito acceso; l'opinione pubblica difatti ha criticato la scelta di affidare i lavori a gruppi interni alla Chiesa, dubitando della loro imparzialità. La mancanza di indipendenza, secondo loro, potrebbe influenzare le conclusioni. Il portavoce della Conferenza episcopale ha però sottolineato la competenza delle autorità coinvolte nel programma. Kavčič ha convenuto che il gruppo manca ancora di avvocati civilisti ma ha assicurato che tale mancanza verrà presto colmata.