Nel ricevere in parlamento alcuni parenti degli ostaggi israeliani, rappresentanti della società civile vicini a Israele, accompagnati dall'Ambasciatore di Tel Aviv a Lubiana, Zeev Boker, la seconda carica istituzionale del paese ha scelto di fare una mossa politica in vista della procedura per il riconoscimento della Palestina da parte della Slovenia. Dopo una riunione a porte chiuse, durata oltre un'ora e gestita con una certa dose di apprensione da parte del servizio stampa del Parlamento, Klakočar Zupančič ha rilasciato una dichiarazione ai media, inizialmente non programmata, senza intrattenersi per le domande di rito. "Ho condannato sin dall'inizio i tragici eventi del 7 ottobre e da allora non perdo occasione per condannare il mancato rispetto del diritto internazionale. Ma questo deve avvenire su entrambi i lati del conflitto. Motivò per cui il mio pensiero è rivolto a tutte le vittime innocenti di questa tragedia: alle migliaia di civili palestinesi senza un nome, ma anche ai parenti degli ostaggi israeliani che non conoscono il destino dei propri cari." Una dichiarazione in punta di diritto sfociata sul piano politico quando Klakočar Zupančič ha detto che il riconoscimento della Palestina non deve solo rappresentare un passo avanti per la soluzione di un problema decennale e non un premio per le azioni del movimento islamista di Hamas. "In questo conflitto nessuno ha diritti più importanti di altri, tutti devono rispettare il diritto internazionale", ha affermato ancora la presidente, che ha rimandato a un'apposita conferenza stampa eventuali dichiarazioni in merito all'annunciata proposta del governo, prevista per giovedì, di avviare la procedura parlamentare per il riconoscimento della Palestina. L'Ambasciatore israeliano ha fatto appello alla responsabilità che la Slovenia riveste come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove il percorso per i due Stati non deve dare adito a preferenze per una delle parti in conflitto. Le angosciate testimonianze di due genitori per i propri figli in ostaggio di Hamas hanno riportato il discorso su toni meno politici, ma con il comune denominatore secondo cui il riconoscimento della Palestina, secondo loro, non deve avvenire prima del rilascio degli ostaggi.
Valerio Fabbri