"In caso di occupazione la neutralità non esiste, per questo chiediamo che il Senato definisca senza mezze misure genocidio quanto sta avvenendo a Gaza". La posizione degli studenti che occupano la Facoltà di scienze sociali in solidarietà con la Palestina rimane netta anche nel terzo giorno di agitazione che si concluderà domani, dopo un'altra notte da trascorrere fra i banchi dell'aula P1 e le aree circostanti. L'attesa è per la riunione di lunedì del Senato accademico della facoltà, cui chiedono più coraggio nel condannare Israele e l'occupazione della Palestina. Una cinquantina di studenti sloveni hanno quindi deciso di unirsi all'ondata di proteste a sostegno della Palestina che pervade le università di tutto il mondo, in primis quelle americane. E questa mattina hanno anche lanciato una petizione pubblica "per una condanna intransigente del genocidio israeliano contro i palestinesi, per la fine dell'equiparazione tra occupante e ribellione armata, e per il riconoscimento della legittimità del movimento di liberazione palestinese", hanno spiegato. Un movimento che nasce dal basso, senza gerarchie, che cerca e in parte trova consensi nel dibattito pubblico, anche perché all'interno della facoltà finora ne ha riscosso ben poco dal momento che, oggi come ieri, le lezioni proseguono senza interruzioni e sono molto più partecipate dell'occupazione. La direzione della facoltà si è mostrata si da subito aperta al dialogo, ma secondo gli studenti si tratta solo di un modo per quietare la protesta e non rappresenta un "presupposto necessario per un'università credibile e autonoma", hanno fatto notare. Anche l'iniziativa del governo di avviare il riconoscimento della Palestina, secondo loro, è solo il primo passo nella giusta direzione, perché secondo loro devono essere introdotte quanto prima dure sanzioni contro le autorità israeliane.
Valerio Fabbri