La sicurezza non conosce confini, per questo dobbiamo rinforzare la cooperazione regionale e fronteggiare l'immigrazione illegale e le organizzazioni criminali che la sostengono. Il ministro dell'Interno sloveno, Boštjan Poklukar, ha descritto così il perimetro d'azione entro il quale si sono confrontati i ministri dell'Interno dei paesi dei Balcani occidentali - assenti Serbia e Bosnia Erzegovina - nell'ambito dell'incontro del processo Brdo-Brioni, complementare all'incontro trilaterale di ieri fra Slovenia, Italia e Croazia sempre a Brdo presso Kranj. Al vertice era presente anche Piantedosi, la cui partecipazione è stata apprezzata per i risvolti operativi degli accordi che dovrebbero presto portare risultati. La rotta balcanica, infatti, rappresenta un percorso di transito, ma la gran parte dei migranti arriva nei paesi extra Unione europea con visti turistici, per poi tentare di entrare nell'area Schengen. Per questo diventa fondamentale la cooperazione regionale, che non può prescindere dal sostegno di Bruxelles e di agenzie come Europol e Frontex. E il messaggio ripetuto in modo unanime da tutti è stato che solo insieme è possibile rafforzare la famiglia europea. Come ha detto il ministro dell'Interno del governo tecnico della Macedonia del Nord, Pance Toskovski, la famiglia europea non è composta solo dagli Stati membri dell'Unione, ma da tutta la regione che vive le stesse minacce e deve per questo trovare una linea comune anche sul tema migrazioni. Parole ribadite poi dai ministri di Kosovo e Montenegro, che hanno sottolineato il loro ruolo nella lotta all'immigrazione clandestina, efficace soprattutto grazie al sostegno di Bruxelles, presente con il rappresentante della Direzione generale della Migrazione della Commissione europea, Oliver Onidi.
Valerio Fabbri