Raccontare passaggi storici quando sono ancora relativamente vicini rappresenta un esercizio tanto difficile quanto fondamentale perché la storia aiuta la memoria, che a sua volta permette di costruire il futuro, partendo dal presente. E' questo il succo dell'intervento di Pahor alla Nova Univerza, un'occasione per ricostruire il contesto storico dell'ingresso della Slovenia nelle organizzazioni euro-atlantiche che non fu, ha sottolineato l'ex capo di Stato, una scelta individuale dei vertici politici. Al contrario, quel passaggio fu il coronamento del processo identitario di un intero paese che voleva e vuole essere parte del mondo occidentale. Un percorso non privo di tensioni né di insidie. Secondo l'allora capo della diplomazia Rupel i due referendum che ne sancirono l'ultimo miglio, passato con due terzi delle preferenze quello per la Nato e con voto plebiscitario quello per l'Unione europea, furono la logica conseguenza di un percorso avviato già nel 1992, pochi mesi dopo l'indipendenza. Al netto di necessarie riforme per istituzioni ultradecennali che devono stare al passo con le sfide del tempo, secondo Rupel Nato e Ue rimangono i luoghi più adatti dove poter massimizzare gli interessi sloveni e, allo stesso tempo, dare il proprio contributo. Il premier di allora Rop ha ricordato l'emozione di sentirsi parte del mondo occidentale e di prenderne atto durante una passeggiata alla Casa Bianca insieme al presidente George Bush. Un percorso che ora sembra scontato, ma che non fu privo di ostacoli, di riforme anche dolorose e scelte difficili che richiesero anche un dialogo franco nel mondo politico così come nella società civile. Ma secondo i tre relatori rimane uno snodo storico che ha permesso alla Slovenia di trovarsi dove è ora, saldamente nel campo occidentale, e che per questo va ricordato e celebrato. Anche perché, come ha ricordato Pahor, quei passaggi furono il frutto di una collaborazione lungo tutto l'arco parlamentare, prova di una grande maturità politica che dovrebbe essere rispolverata più spesso, anche di questi tempi.
Valerio Fabbri