A giudicare dalle ultime edizioni dei mega-eventi sportivi, la precondizione fondamentale per un pieno successo giace nell'inserirli in politiche di lungo periodo. La maggior parte delle infrastrutture deve essere già esistente o inquadrata in strategie capaci di generare valore aggiunto soprattutto dopo gli eventi. Per cui, è necessaria unità di intenti tra enti pubblici, privati e associazioni. A vari livelli e in vari settori.
Forte dell'esperienza del 2006, sostanzialmente positiva per la città, Torino aveva pensato di riprovarci. Partendo dall'Expo, considerando le tradizioni sportive meneghine e il fatto che la città non ha mai ospitato i Giochi Olimpici, anche Milano era scesa in campo, pronta a correre da sola o a far da capofila unitario supportando altri territori. Quando sembrava pronto l'asse Milano-Torino, è sbucata Cortina d'Ampezzo, evidentemente non soddisfatta dai Mondiali di sci alpino del 2021.
E' nato un dossier unico, nel quale l'allineamento delle tre candidate abbatte sì gli investimenti, ma scontenta un po' tutti, specie perché pubblicato solo dopo l'approvazione unanime da parte del Coni. Chiara Appendino, sindaca pentastellata di Torino, giudica »incomprensibile« la drastica riduzione del ruolo della sua città e dei territori circostanti. »Non ci sta« nemmeno il sindaco di Milano Giuseppe Sala, convinto che il capoluogo lombardo avrebbe dovuto essere l'unico capofila e ricoprire un ruolo importante. Soddisfatto invece il leghista Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, che inserisce Cortina tra le due metropoli padane.
La candidatura a tre include quattro regioni e implica distanze lunghe, lacera l'unità d'intenti e sbriciola quello che dovrebbe essere un evento unitario volto a celebrare lo sport. A occhio, non sembra esattamente una base ideale per costruire un'edizione memorabile dei Giochi Olimpici.