L’operazione annunciata dal governo Italiano sulle accise, vale a dire le tasse che si pagano su ogni litro di carburante venduto in Italia, non risolverà probabilmente tutti i problemi di bilancio dell’esecutivo, che sta predisponendo una manovra da 25 miliardi di euro, rispettando i vincoli di rientro del debito, ma di certo si tratta del provvedimento più discusso degli ultimi giorni, più che per la portata del “riallineamento” delle accise di benzina e diesel, perché contrasta con le promesse fatte da Giorgia Meloni prima dell’arrivo a Palazzo Chigi.
Il video girato nel 2019, i cui la leader di Fratelli d’Italia denunciava l'eccessiva tassazione sui carburanti (con accise e IVA che pesavano per quasi il 70 per cento del prezzo), e proponeva l’abolizione progressiva delle accise, ha nuovamente fatto il giro del paese, ma la Premier e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sembrano intenzionati a spremere ancora delle risorse dal consumo di carburanti.
La manovra dovrebbe equiparare le accise di gasolio e benzina, aumentando la prima e riducendo leggermente la seconda, mantenendo il totale delle accise per litro di carburante invariato, ma producendo un miliardo di euro in più di gettito per lo Stato, visto che nell’ultimo anno i consumi di benzina sono scesi a 11,1 miliardi di litri, mentre quelli di diesel sono saliti a 28 miliardi.
La misura però è stata contestata dai partiti di opposizione, che accusano la Premier d’incoerenza e di essersi rimangiata le promesse della campagna elettorale, dalle organizzazioni delle società di autotrasporto, che vedono un ulteriore aumento dei costi, e anche da parte delle associazioni dei consumatori. Assoutenti ha calcolato che l'impatto sui possessori di auto diesel e sugli autotrasportatori di un eventuale aumento si aggirerebbe attorno ai 3 miliardi, e i rincari finirebbero per pesare anche sul prezzo finale dei beni di consumo.
Il tutto s’inserisce in un quadro di aumento generalizzati delle imposte, e in una situazione economica che sembra essere peggiore rispetto alle previsioni: la Banca d’Italia, ad esempio, in una recente udienza in Parlamento, ha detto chiaramente che l’obiettivo di crescita fissato dal governo all’uno per cento nel 2024 non sarà raggiunto, fermandosi all’0,8, e rendendo di conseguenza disponibili meno risorse per il 2025.
Il Ministero dell’economia potrebbe pensare anche a una tassa sugli extraprofitti, ma ogni nuova imposta sembra incontrare la fiera opposizione di Forza Italia, creando nuove tensioni nella maggioranza.
Alessandro Martegani