Una serata dedicata al mare, alla sua immensità, ai viaggi che ci regala, ma soprattutto all’imbarcazione che accoglie: la battana. E proprio qui è nato un confronto tra quella rovignese e salvorina. Siamo partiti da quest’ultima, da Salvore, dove siamo stati trasportati grazie al documentario “Lume: una luce nell’oscurità”. Realizzato dal Centro Italiano “Carlo Combi” di Capodistria, in collaborazione con l’Associazione degli amanti del mare e dei beni culturali “Batana salvorina” ci ha fatti viaggiare nella storia di questa imbarcazione tramite 24 interviste. Ce ne ha detto di più la curatrice, Marina Paoletić. “Le interviste in realtà sono una continuazione che vogliamo trattare, in modo da raccogliere quante più testimonianze delle persone del salvorino, ma non solo, che hanno conosciuto e utilizzato questa imbarcazione. Sono molto complesse, hanno tante domande, sono variegate, per questo è stato anche difficile presentarle tutte quante assieme; perciò, abbiamo cercato di dare un piccolo primo assaggio, trattando quello che ci è sembrato, in accordo con il regista che ha suggerito l’idea, il lume. Questa particolare fonte luminosa che è cambiata nel corso del tempo e che ha fatto cambiare la pesca di per sé, una pesca molto silenziosa, fatta in due, con un grande coordinamento tra i due pescatori e un grande rispetto verso il mare. Poi si è accomunata a questa piccola imbarcazione con il linguaggio, perciò il dialetto della zona del salvorino. Questa piccola imbarcazione, molto semplice che si chiama localmente barca, anche definita la barca dei poveri, in realtà racchiude un microcosmo molto complesso”
Da Salvore siamo arrivati a Rovgno. Qui però abbiamo preso in mano un libro, “Di questo mar che è il mondo…” un volume che racconta il viaggio in battana, da Rovigno a Zara, di Bepi Turcinovich, padre dell’autrice. Perché Rosanna Turcinovich Giuricin ha deciso di scrivere questo libro?
“Avevo bisogno di continuare a ragionare con lui, perché mi ha fatta crescere, mi ha fatta maturare, ma mi accompagna ancora. Tutte le cose che sono ancora aperte, i capitoli ancora aperti della mia vita, in qualche modo li vorrei chiudere insieme a lui, per ripristinare questo rapporto che non è mai venuto a meno, però coscientemente, in modo cosciente e consapevole, il libro ne è la prova. Ho raccontato il suo viaggio mi sono inserita in veste di autore, però tra un capitolo e l'altro ci sono io dentro la sua storia, in cui rifletto sul capitolo precedente e introduco quello successivo, individuando un tema. Una volta sono i grandi amori, una volta il mare come tale, una volta è la bora, le sue riflessioni, ciò che mi ha lasciato. Sono diversi temi che io propongo ed è un dialogo con lui.”
B.Ž.