Nel 2020 Fiume sarà Capitale europea della cultura, e in vista dell'appuntamento, nella città sul Quarnero potrebbe tornare un limitato bilinguismo visivo con l'introduzione di tabelle indicanti gli antichi nomi delle vie e delle piazze nel centro storico e, forse, con il recupero del toponimo Fiume nella segnaletica stradale.
"Fiume è sempre stata una città multiculturale, dove la lingua italiana, o meglio il dialetto fiumano, quella particolare versione del 'veneto da mar' che si parlava un tempo lungo tutta la costa dell'Adriatico orientale, è stata sempre presente come lingua d'uso adoperata dalla totalità della popolazione cittadina, come lingua dell'amministrazione, come lingua dei commerci che alimentavano il grande porto", sottolinea Ezio Giuricin, giornalista e intellettuale di spicco della comunità nazionale italiana di Croazia e Slovenia. "Non c'era solo l'italiano, c'erano anche altri idiomi; innanzi tutto il dialetto ciacavo e il croato, ma anche il serbo, l'ungherese e il tedesco. Però l'italiano e il fiumano erano preminenti, e così è stato anche dopo la seconda guerra mondiale fino al '53".
Quando la storia della lingua e della cultura italiana nella città subisce una forte cesura.
"Si interrompe. In concomitanza con la grande crisi di Trieste, in una notte - qualcuno la associa alla Notte dei cristalli - furono infrante tutte le insegne bilingue, migliaia di insegne. Con un'azione ordinata dalle strutture di potere, in una notte il bilinguismo visivo è scomparso definitivamente dallla citta'".
E oggi quale clima si respira a Fiume, quale accoglienza stanno avendo le iniziative per ripristinare un bilinguismo almeno parziale nella città?
"Occorre distinguere fra la realtà di un biliguismo formale, quello prescritto da statuti, leggi e regolamenti, che è sostanzialmente inesistente, e il clima culturale e sociale.
Quest'ultimo negli ultimi decenni è migliorato moltissimo. Una parte della popolazione di maggioranza esprime atteggiamenti di grande attenzione nei confronti dell'italiano, e comunque la nostra lingua è molto presente in città a livello colloquiale nonostante l'esiguità numerica della comunità italiana in rapporto al numero degli abitanti. Ci sono forme di bilinguismo informale abbastanza pronunciate, bar e ristoranti che esibiscono insegne bilingue, la tifoseria fiumana che si serve dello slogan 'forza Fiume' e via dicendo. Purtroppo a livello formale e istituzionale il bilinguismo è scomparso dal '53/'54 e non è stato più ripristinato. Da questo punto di vista sono state promosse delle importanti iniziative da parte dei regionalisti della Lista per Fiume che la Comunità degli italiani ha accolto e fatto proprie".
Del resto lo slogan scelto per l'appuntamento del 2020, "Fiume porto della diversità" non avrebbe senso lo sforzo di recuperare parte dell'identità storica della città, mettendo in evidenza l'esperienza della lingua e della cultura italiana.
"Assolutamente. Fiume ha ottenuto il titolo di Capitale europea della cultura proprio per il suo multiculturalismo, per il suo essere, appunto, 'porto delle diversità'. E non avrebbe senso senza valorizzare l'identità storica della componente italiana. Che non è stata un'identità passeggera, ma una delle parti se non anzi la parte fondante dell'identità storica del capoluogo del Quarnero negli ultimi tre o quattro secoli. E dunque recuperare non solo gli odonimi e i toponimi e con essi gradualmente il bilinguismo, ma recuperare la tradizione civile e culturale della città ha un'importanza fondamentale. Soprattutto per dare un senso all'appartenenza cittadina dei nuovi abitanti: essere 'riječani' o fiumani oggi che cosa significa se si perde il collegamento con la storia della città?".