Il Coronavirus ha rallentato ma non fermato il lavoro degli archeologi che da novembre stavano scavando nel cantiere di Palazzo Gravisi-Buttorai. Un'operazione preliminare all'intervento di recupero dell'immobile che a Capodistria ospiterà il museo multimediale della minoranza italiana. L'edificio, di cui rimane attualmente poco più che il perimetro esterno, costituisce l'ala destra dello storico palazzo, posto sotto tutela monumentale e oggi sede della Comunità degli italiani capodistriana. I fondi per la riqualificazione sono arrivati in gran parte dall'Europa, attraverso un progetto Interreg Italia-Slovenia (denominato 'Primis') che vede come capofila l'Unione italiana, proprietaria dell'immobile.
"Nulla che debba essere conservato è emerso dalle ricerche archeologiche, che pure hanno portato a rinvenimenti interessanti", spiega il project manager e presidente dell'UI Maurizio Tremul. "Si tratta di resti di muri e di costruzioni risalenti al IV-VI secolo e di tre scheletri - di un neonato, un adolescente e un adulto, probabilmente una donna - che testimoniano un insediamento molto precoce dell'attuale Capodistria". Ora, conclusi gli scavi con la relazione finale, aggiunge Tremul, "disponiamo di tutta la documentazione per procedere alla gara d'appalto e avviare i lavori di recupero del Palazzo. Gli scavi era necessario farli e hanno anche avuto un costo non indifferente, adesso però siamo pronti per partire, compatibilmente con l'evolversi dell'emergenza epidemiologica".
Se, come si spera, tutto andrà per il verso giusto, i lavori inizieranno nella seconda metà di quest'anno e Palazzo e Museo in via del Fronte di Liberazione saranno inaugurati entro la fine del 2021. Il costo complessivo del progetto sfiora un milione 200 mila euro, comprensivi di una quota di 140 mila euro messi a disposizione dalla Can costiera, che è fra i partner di 'Primis'.
Ornella Rossetto