In un periodo nel quale non si parla d'altro che di migrazioni, di emergenza sociale, di nozioni di integrazione e di inclusione dei migranti nella società, una questione che viene solitamente declinata "a senso unico" in prospettiva assimilazionista come semplice inserimento, che porta unicamente alla disgregazione sociale e l'impoverimento di intere aree del nostro, per altro unico, pianeta, il Dnevnik ha compiuto un'accattivante viaggio in un mondo, da taluni considerato parallelo, ma che cela una storia ben più articolata che abbraccia svariati secoli e che in quest'area di confine sempre più spesso viene svilita e addirittura ignorata, quella della comunità slovena in Italia e parimenti della Comunità italiana in Slovenia. Ervin Hladnik-Milharčič, attraverso le testimonianze di persone che operano in vari settori della vita pubblica e politica al di qua e al di là del confine italo-sloveno (della comunità italiana hanno parlato Felice Žiža, Marko Gregorič, Clio Dibaté e Sandro Kravanja), costruisce l'immagine dell'essere bilingue, di individuo che abbraccia, senza casualità e circostanze fortuite ma altresì senza costrizioni, due culture, dando vita ad un percorso di accrescimento e integrazione che lo portano consapevolmente ad avere una marcia in più nella società. Purtroppo, quest'ultima sia a Trieste come a Capodistria o a Lubiana come a Roma è refrattaria. Le rispettive maggioranze non per negligenza, presentano a livello legislativo vari gradi di tutela delle rispettive minoranze ma troppo spesso non le osservano. I giovani delle due comunità non faticano ad integrarsi e magari dopo aver concluso la verticale scolastica in lingua slovena in Italia o italiana in Slovenia proseguono gli studi nel Paese della nazione madre, dove però spesso l'ambiente che trovano li fa sentire stranieri perché' costretti a spiegare e far capire la loro appartenenza etnica che non si indentifica esclusivamente con il passaporto. D’altra parte, l'articolata struttura delle due comunità generata dalla politica negli ultimi 100 anni, la complessità degli eventi che hanno segnato tutto il territorio, questa complessità' fa sì che le persone stentano a capire, molti perché' non sono a conoscenza dei processi emotivi, culturali e sociali di queste comunità. E la mancanza di conoscenza individuale, in una struttura complessa, li porta ad essere influenzabili, strumentalizzabili. Spesso poi la politica fa leva sul passato influenzabile anziché' guardare al futuro per il bene delle due comunità nazionali. La sopravvivenza di quella italiana, tra calo demografico e assimilazione, quest'ultima per scelta dei singoli, è di per sé messa a dura prova. Il fatto poi che asili, scuole elementari e medie siano frequentate dai bambini e ragazzi della maggioranza è sicuramente degna di plauso testimonia la validità delle nostre istituzioni ma non sono una garanzia di crescita.

Corrado Cimador

Foto: MMC RTV SLO
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