Diversi i capi d'imputazione nei confronti della 45.enne vallese sospettata di abuso d' ufficio, falsificazione della documentazione ufficiale, violazione degli obblighi di contabilità. Il sospetto di complicità va a carico invece del secondo indiziato, che gli inquirenti indicano come un 35.enne sempre di Valle.
A fornire i nomi dei due indagati, il portale informativo regionale "iPress" stando al quale le malversazioni dei fratelli Bernè avrebbero arrecato danni pari a 500 mila kune (65 mila euro circa) alla Comunità degli Italiani, nel periodo che va dal 2010 al 2016.
Tra il sodalizio e l'azienda del giovane - come si rileva nel fascicolo aperto dagli inquirenti - ci sarebbero stati affitti gratuiti, pagamenti di conti per servizi mai effettuati e versamenti per merci non consegnate. A carico dell'allora presidente della Comunità ci sarebbero inoltre transazioni bancarie non giustificate con passaggio di denaro dal conto CI a quello personale.
Si nomina inoltre il pagamento della fattura di un ingegnere edile per servizi ordinati e utilizzati da una persona giuridica registrata in Italia. Tra le imputazioni pure quella di aver falsificato - tra il 2013 e il 2016 - la documentazione relativa alle rendicontazioni inviate semestralmente all' Unione Italiana e inerenti alle spese di gestione realizzate con i contributi destinati alle Comunità degli Italiani. Ci sarebbero poi ancora spese viaggio e trasferte di lavoro fittizie a nome di una dipendente del sodalizio vallese, il mancato pagamento di alcuni stipendi per altre due e soprattutto - nel periodo che va dal 2014 al 2016- inadempienze amministrative e assenza delle scritture contabili.
Ricordiamo che quelle legata alla Comunità degli Italiani è vicenda nota all' interno della CNI. La gravità della situazione dovuta alla mala-gestione della precedente dirigenza è stata più volte esposta dall'attuale presidente Martina Poropat. La situazione è stata tema di varie sedute della Giunta esecutiva e dell'Assemblea dell'Unione Italiana preoccupate, oltre che per il danno morale e d'immagine, per le conseguenze del debito nei confronti dell'erario statale che potrebbero essere deleterie sull'attività e l'esistenza stessa del sodalizio vallese. Anche perciò a fine maggio era stata lanciata dal presidente dell'Assemblea Demarin una campagna di solidarietà per la raccolta di fondi per coprire il "buco" di Castel Bembo.
Lionella Pausin Acquavita