"Questo è un andamento che preoccupa tutta la Comunità Nazionale Italiana, o almeno spero", ha detto riferendosi al crescente astensionismo della lista (eletta in toto nell'Assemblea dell'Unione italiana) che porta il suo cognome costituita insieme ad altre figure storiche della Comunità di Rovigno: Gianfranca Šuran, Ines Venier e Claudio Rocco. "L'andazzo è negativo dal '91 ad oggi. Ci troviamo con una percentuale di affluenza sempre più bassa", ha continuato, "è una situazione problematica da un punto di vista democratico perché i neoeletti consiglieri e i due presidenti dell'Unione italiana si ritrovano così a non avere una legittimazione piena, come ci sarebbe stata se l'affluenza avesse superato il 50%". "Dei dati questi" che secondo Pellizzer "devono far riflettere non soltanto la dirigenza o i consiglieri, ma tutti i connazionali".
"Ci troviamo in un momento di profonda crisi", ha aggiunto Gianfranca Šuran. "Una crisi che" secondo lei "può essere letta in vari modi". "Quello che cerchiamo di fare", ci ha spiegato la consigliera rovignese, "è di non dare per scontato le motivazioni tecniche del mancato voto (la data, il mancato invito al voto a causa dell'applicazione della legge sulla privacy), che vengono da alcuni utilizzate come pretesto, invitando invece a fare una riflessione più profonda. Se da una parte la mancata partecipazione al voto può essere vista come un segnale di malcontento, dall'altra dobbiamo chiederci se non si possa ipotizzare che ci sia disaffezione più profonda, con l'allontanamento di sempre più connazionali da quella che è l'attività delle varie istituzioni comunitarie e dell'Unione italiana".
Una riflessione che i quattro consiglieri pensano possa essere applicata a tutto il sistema minoranza: "Negli ultimi trenta anni la struttura della nostra Comunità nazionale è cambiata radicalmente. Riteniamo che le nostre Comunità e l'Unione italiana non siano state in grado di proporre un cambiamento altrettanto radicale delle forme di promozione e mantenimento della lingua e della cultura italiana sul territorio. Facciamo, quindi, un appello a dar voce a tutti i pensieri ed a tutte le opinioni per mettere in moto un ripensamento su chi siamo e per individuare delle strategie di operatività che tentino di svecchiare e rimodernare l'identità della nostra Comunità".
A tal fine i consiglieri della lista Pellizzer si sono detti aperti a collaborare con vecchie e nuove proposte. Ma prima di presentare il loro programma Gianclaudio Pellizzer ha voluto fugare qualsiasi dubbio sul ruolo che il disciolto gruppo consigliare de "La svolta" avrebbe secondo alcuni giocato nel boicottare le elezioni: ""La svolta" non si è adoperata a boicottare le elezioni da nessuna parte. Non è nel DNA dei consiglieri di questo gruppo che non esiste più, che nel passato mandato hanno sempre lavorato solo per il bene dell'Unione italiana".
Pellizzer ha poi spiegato quello che lui e i suoi colleghi intendono fare in Assemblea. "Noi ci adopereremo per promuovere una riforma strutturale dell'Unione italiana a partire dallo Statuto", ha spiegato, "vogliamo poi lavorare per ridefinire la nostra identità e valorizzarla. Cercheremo di dare maggior peso alla cultura, con un'attenzione particolare per la problematica delle scuole, che di anno in anno hanno problemi sempre più seri. Cercheremo poi di riprendere il discorso iniziato anni fa, ma poi fallito, sui mezzi socio economici che potrebbero essere recuperati anche attraverso la progettazione europea, alla quale tutte le Comunità potrebbero accedere attraverso L'Ufficio Europa, che attualmente non ha uno status ufficiale, ma al quale speriamo che in futuro possano rivolgersi tutti".
Prima di tutto però la lista Pellizzer intende riproporre un suo vecchio cavallo di battaglia: la riscrittura dello Statuto. "Per riformare la UI bisogna cominciare dallo Statuto", ha detto in conclusione Gianclaudio Pellizer, "noi auspichiamo che questa volta esista una volontà vera di tutti a voler fare una riforma dell'Unione italiana dal punto di vista organizzativo per renderla più snella, più efficiente, meno costosa, decentralizzata e più vicina alle Comunità, tenendo conto di tutte le specificità. Una volta per sempre bisognerebbe creare una vera sinergia tra tutte le Comunità sia grandi sia piccole, perché tutte sono importanti".
Barbara Costamagna