A portare i saluti oltre che alle autorità cittadine e regionali, il vice-presidente del parlamento croato nonché deputato della CNI, Furio Radin, i vertici dell’UI con a capo il presidente, Maurizio Tremul, quelli dell’Università popolare di Trieste con Cristina Benussi, esponenti di diverse associazioni di esuli ma anche rappresentati del mondo accademico e dei governi sloveno ed italiano.
Stane Baluh a capo dell’ufficio nazionalità del governo sloveno ha paragonato il CRS al Tromostovlje, il Triplo ponte di Lubiana; un ponte- l’istituto rovignese- che collega ed unisce Italia, Slovenia e Croazia e arricchisce non solo la minoranza italiana ma tutto il territorio dell’Alto Adriatico. “Un’istituzione di cui anche a Roma andiamo fieri consapevoli che attraverso la conoscenza storica si può affermare l’appartenenza” ha detto tra l’altro il ministro plenipotenziario italiano, Francesco De Luigi che ha portato i saluti della Farnesina. In tutti gli interventi oltre che all’egregio lavoro svolto dal Centro in questi cinque decenni rilevato l’apporto, unico, fondamentale del suo per 50 anni direttore Giuseppe Radossi che in una coinvolgente allocuzione ha presentato il lungo e difficile percorso dell’istituzione; i 50 anni di attività feconda, di rigore scientifico, di forte impegno civile navigando- come ha detto- tra illusioni in frantumi e ostilità incrociate.
”50 anni del Centro sono 50 anni di storia della nostra Comunità Nazionale” ha affermato per Radio Capodistria il professor Giovanni Radossi ed ha aggiunto “Il Centro è stato immaginato e istituito per tutelare soprattutto l’identità culturale, quindi linguistica quindi civile che cinquant’ anni fa e anche prima era minacciata. Il regime jugoslavo che andava perdendo sempre più autorità nel paese si difendeva cambiando le carte in tavola. Abbiamo testimonianze di documenti d’ archivio presi fuori, corretti e sostituiti attraverso i quali l’autorità politico scientifica pretendeva di dimostrare quanto poco onesti erano stati gli italiani. Ecco 50 anni di storia raccontano di queste vicissitudini e di come siamo riusciti a portare avanti la ricerca e a far venire a galla la verità presentandola – questo è molto importante- ai circoli scientifici delle maggioranze”.
Ma se la ricerca è stata il filo conduttore il Centro ha svolto un ruolo importante anche nella documentazione come ha voluto ricordare ancora Giovanni Radossi. “Ci siamo impegnati anche nel documentare ed abbiamo creato un archivio che è davvero unico in quanto raccoglie tutto ciò che può dimostrare -in originale o in fotocopia- cosa è successo in Istria a partire dal 1940, anno in cui l’Italia entra in guerra dando inizio a quel processo che avrebbe portato gli italiani a diventare da maggioranza a minoranza, minoranza in tutti i sensi”.
Sull’ argomento più di 350 mila i documenti tra materiale stampato, foto, registrazioni audio e video ma vanto del CRS sono pure la Biblioteca scientifica che dal 1995 si pregia del titolo di Biblioteca depositaria del Consiglio d’ Europa e la raccolta di stampe e carte geo-topografiche.
“Io per storia personale ho cominciato nel 1946 a collezionare francobolli a diventare filatelista e questa passione mi ha spinto da sempre ha raccogliere carta, quindi libri e giornali. Ho continuato a farlo per la nostra istituzione acquistando libri, giornali e documenti vari che oggi creare quel fondo che vanta oltre 120 mila volumi, l’80 per cento dei quali si riferiscono al territorio del nostro insediamento storico. La nostra biblioteca è ritenuta una delle più ricche ed aggiornate sull’ argomento. A metà strada ci siamo messi a curare il settore delle mappe e delle carte storiche geografiche. La nostra collazione – oggi- è ritenuta la più importante di Croazia, di Slovenia, di Italia ergo direbbe Cicerone, del pianeta intero. Ovvio sempre in riferimento al territorio del nostro insediamento storico. Questo segmento comprende oltre mille pezzi esposti sottovetro nei corridoi e nelle nostre stanze del CRS. Anche questo è un elemento d’ orgoglio per il nostro ente e per la CNI, è elemento di dimostrazione della nostra identità e della nostra stanzialità”
Dei 350 volumi che il CRS ha pubblicato in questi 50 anni quelli più cari a Radossi sono la” Storia della Comunità nazionale italiana” e “Istria nel tempo” e spiega le ragioni “Il primo è un volume fondamentale perché se non l’avessimo fatto noi chi altro avrebbe pubblicato la storia della CNI? Il secondo invece mi è più vicino, si legge facilmente ed è scientificamente importato. “Istria nel tempo” ha avuto per 3 edizioni quella italiana, quella croata e quella slovena ed è stato pubblicato in 10 mila copie distribuiti nelle famiglie di tutti i ragazzi che frequentavano- all’ epoca- le scuole italiane di tutti i gradi. Significa che siamo entrati in oltre il 60% delle famiglie italiane e questo è un particolare da ricordare”.
Con i festeggiamenti per il 50. esimo si chiude anche il percorso lavorativo di Giovanni Radossi che andrà in meritata pensione ma continuerà ad essere vicino all’ ente che ha guidato per cinque decenni.: “Ho fatto da direttore dall’ alba e sto per esaurire le mie energie fisiche ma ho promesso a chi sarà il nuovo direttore direttrice che sarò presente con un 30 per cento nelle strutture del CRS in modo da poter aiutare i segmenti più complessi che sono l’ editoria, la ricerca redazionale e naturalmente anche le relazioni pubbliche” conclude Radossi lasciando capire di non pensare ad un allentamento definitivo anche perché’ il CRS ha ancora bisogno di lui e lui ha bisogno del CRS.
Ricordiamo infine che sempre venerdì sera in ambito dei festeggiamenti è stata presentata la monografia “I cinquant’anni del Centro di ricerche storiche tra studio ed identità. L’ album del percorso.” Un volume presentato da Ezio Giuricin e che come ha detto “in più di 400 pagine descrive la genesi, annota i punti nodali, i principali capitoli di vita, entusiasmante ma anche tormentata del CRS; un’istituzione fondamentale perché costituisce il cervello, il sistema nervoso, la chiave della memoria della nostra Comunità”.
Ed è stato invece Ezio Giuricin a presentare la monografia “I cinquant’anni del Centro di ricerche storiche tra studio ed identità L’ album del percorso. Un volume che in più di 400 pagine descrive la genesi, annota i punti nodali, i principali capitoli di vita, entusiasmante ma anche tormentata del CRS; un’istituzione fondamentale perché –cosi Giuricin- costituisce il cervello, il sistema nervoso, la chiave della memoria della nostra Comunità.
Di (da In minoranza)