A Capodistria sono state collocate da alcune settimane le nuove insegne che hanno lo scopo di valorizzare i monumenti del patrimonio culturale immobile nel centro storico. A chiederlo a tutti i comuni in Slovenia era stato il ministero della cultura, che alla luce del conflitto in Ucraina, riteneva fondamentale che il patrimonio culturale fosse adeguatamente segnalato con apposite targhe. Queste vanno a sostituire le vecchie insegne, che erano collocate da tempo su alcuni palazzi capodistriani.
Il vicesindaco italiano Mario Steffé rileva che “dal punto di vista della forma sicuramente non siamo soddisfatti, dal punto di vista della sostanza sì”.
La soddisfazione sta nel fatto che ora le targhe trovano posto su molti più palazzi del centro cittadino e forniscono anche molte più informazioni, grazie al codice QR. L’insoddisfazione è riferita invece ad “un problema che riguarda poi l'applicazione coerente dei principi del bilinguismo”. Nella nuova forma grafica lo sloveno compare ben evidenziato in grassetto, l’italiano al pari dell’inglese no: “Questo fatto è in contrasto palese con quelle che sono le disposizioni del decreto comunale sulla realizzazione del bilinguismo visivo”.
Vesna Pajić, consigliera culturale del sindaco di Capodistria precisa che è stato applicato alla lettera il manuale ministeriale. Il documento fornisce anche precise indicazioni grafiche sull’uso dei caratteri e del grassetto nei territori nazionalmente misti per lo sloveno. Di conseguenza non vi sarebbero delle irregolarità.
Un manuale fatto in base ad uno specifico regolamento, dove si dice che le lingue della minoranza non possano essere messe in maggiore evidenza rispetto allo sloveno, ma non dice che lo sloveno deve essere più in evidenza rispetto alle lingue delle minoranze.
La soluzione adottata comunque ricorda quella già applicata nelle carte d’identità, dove lo sloveno è più in evidenza rispetto all’italiano (ungherese) ed all’inglese.
Dionizij Botter