Dopo la delusione emersa nella scorsa riunione del consiglio della Comunità degli italiani “Santorio Santorio” per l’assenza dei due consiglieri capodistriani nell’Assemblea dell’Unione Italiana ai quali era stato chiesto di spiegare la loro attività in seno a quest’organo e alla Consulta della UI capodistriana, finalmente nell’odierna adunanza dell’Assemblea della Comunità è stato possibile sentire la loro versione.
Marco Orlando ha per prima cosa detto che con la riunione della Consulta e la nomina del coordinatore si è cercato in qualche modo di fornire una risposta a quella che era una questione che ciclicamente tornava all’interno del dibattito dell’Assemblea dell’Unione Italiana. Ha spiegato, però, di non essere stato presente al fantomatico incontro della Consulta del 9 gennaio scorso, tenutosi (questa la sua definizione) “in segreto”. “Mi dispiace che sia successa una cosa di questo tipo”, ha dichiarato aggiungendo che, secondo lui, “le cose potevano essere fatte in modo più trasparente”.
L’altro consigliere, Gianfranco Stancich assente per malattia, ha invece spiegato la sua posizione in una lettera inviata già qualche giorno fa al consiglio, che è stata, però, letta parzialmente in questa occasione. Dopo aver fornito la sua interpretazione dei fatti, Stancich ha ribadito che l’intento della Consulta era quello di riportare la legalità in seno all'Unione Italiana, aggiornando lo statuto ed avviando l’unificazione de facto et de iure delle due associazioni.
Il presidente Maurizio Tremul, alla riunione come socio sostenitore, dopo aver ha spiegato il suo punto di vista sull’accaduto ha insinuato che l’azione dei consiglieri sloveni sia frutto di manipolazioni esterne.
Alan Medveš, a partire dalla sua formazione di legale, ha dichiarato che tutto “quello che è successo non è stato fatto a norma di legge”, visto che secondo il regolamento la Consulta avrebbe dovuto riunirsi con una modalità diversa e in primis avrebbe dovuto rimuovere il coordinatore in carica per poi eleggerne uno nuovo. Orlando ha risposto che secondo le informazioni a sua disposizione la Consulta non aveva, però, neanche mai eletto il coordinatore precedente.
Al di là delle posizione diverse degli attori coinvolti, quello che è emerso anche tra i soci di Capodistria è un forte malumore causato dalla mancata informazione da parte di quelli che dovrebbero essere i loro rappresentanti. A non piacere ad alcuni di essi è il fatto che gli otto consiglieri sloveni abbiano agito “segretamente”, questa la parola usata da alcuni di loro, mentre scelte così importanti dovrebbero essere condivise con tutta la comunità, e per questo qualcuno si è chiesto a questo punto quali siano “le prerogative” di coloro che dovrebbero rappresentarli.
In conclusione con 22 voti a favore e 8 astenuti è passata la delibera proposta dal presidente Mario Steffè già approvata qualche giorno fa dal consiglio, dove in modo fumoso si dichiara la preoccupazione per la situazione venutasi a creare all’interno degli organismi della Comunità nazionale italiana, e si chiede maggiore comunicazione ai propri rappresentanti, senza però esprimere una posizione chiara su quanto accaduto.
Barbara Costamagna